Autonome penalizzate da Opzione Donna

Risposta di Barbara Weisz

9 Novembre 2023 14:58

Rosanna chiede:

Volevo capire in che modo è contemplata la figura delle lavoratrici autonome nella nuova forma che il governo sta dando all’Opzione Donna. Tra i paletti previsti ci sono solo – oltre all’età e ai versamenti – il requisito di invalidità o del caregiver oppure del licenziamento. Come può una lavoratrice autonoma avere questo terzo requisito? La figura delle autonome sembrerebbe fortemente penalizzata nella opportunità previste per l’accesso all’Opzione.

In effetti questo è un aspetto che va sottolineato: sebbene le lavoratrici autonome siano ricomprese nell’Opzione Donna, la stretta sulla platea delle potenziali limita l’accesso alle sole autonome caregiver o disabili. La condizione di esubero aziendale è chiaramente riferibile solo alle dipendenti.

In pratica, le autonome hanno diritto all’Opzione Donna solo in due casi:

  • nel momento in cui fanno domanda, se assistono da almeno sei mesi, in qualità di caregiver familiare, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi della legge 104/1992 oppure un parente o affine di secondo grado convivente se i genitori o il coniuge della persona con handicap abbiano compiuto i 70 anni di età o siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o deceduti o mancanti;
  • hanno una riduzione della capacità lavorativa accertata pari almeno al 74%.

terza categoria, relativa al licenziamento o al lavoro in azienda con tavolo di crisi aperto, riguarda solo le dipendenti. E’ una fattispecie che mira a tutelare chi perde involontariamente il lavoro, fra l’altro restringendo ulteriormente il campo ai particolari casi in cui siano tavoli di crisi.

Diciamo che è un modo per consentire una forma di prepensionamento a fronte della perdita involontaria del lavoro in età vicina a quella pensionabile, favorendo processi di ristrutturazione aziendale che evitino la chiusura dell’attività.

Viene però eliminata la precedente differenziazione del requisito anagrafico: fino al 2022, c’era uno scarto di un anno fra dipendenti e le autonome, rispettivamente 58 e 59 anni. Ora ce ne vogliono 60, indipendentemente dalla tipologia di attività lavorativa (con uno sconto legato alla presenza o meno di figli).

Alla fine, il fatto che siano state introdotte categorie di aventi diritto, penalizza sia le dipendenti sia le autonome, perché prima per tutte bastava solo raggiungere l’età e il livello di contribuzione previsti.

L’Opzione Donna è stata volutamente ridimensionata come strumento di flessibilità in uscita, puntando invece alla sola Legge Fornero per le uscite anticipate, in ottica di una migliore tenuta dei conti pubblici.

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Risposta di Barbara Weisz