Sono un lavoratore dipendente con una retribuzione mensile lorda superiore a 2.692 euro per una ventina di euro. La mia retribuzione non mi consente di fruire del bonus contributivo del 6%. Questa trappola fiscale rappresenta l’ennesimo vulnus al principio della progressività delle imposte, sancito dall’articolo 53 della Costituzione italiana.
Nel momento in cui si discute sulla possibilità di rendere strutturale (e non più transitorio) il bonus contributivo si potrebbe intravvedere nella futura norma un profilo di incostituzionalità?
Lei si riferisce al bonus contributivo previsto dal Decreto Lavoro (articolo 39 del dl 48/2023), ossia al taglio del cuneo che, sommandosi a quanto già previsto per il solo 2023 dalla Manovra economica, è pari ad uno sgravio di sei punti percentuali per i dipendenti con reddito lordo fino a 35mila euro lordo annui e di sette punti con RAL fino a 25mila euro, riparametrati e verificati su base mensile.
L’esonero è progressivo (perché scende con il salire del reddito) fino ad esaurirsi sopra i 35mila euro. Mi pare quindi rispettato il principio, sancito dall’articolo 53 della Costituzione, in base al quale il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
Semmai il problema che la riguarda è la definizione stretta del perimetro applicativo, che superati i 35mila euro si azzera. Un principio che si applica del resto alla stragrande maggioranza delle misure a sostegno dei nuclei familiari a basso reddito, a partire da quelli con requisito ISEE.
Tornando al bonus contributivo, la Legge di Bilancio 2023 aveva stabilito una riduzione di tre punti per gli stipendi fino a 1.923 euro al mese (25mila euro all’anno), e di altri due punti percentuali per i redditi da questa soglia fino a 2mila 692 euro lordi al mese (da 25mila a 35mila euro all’anno).
Il Decreto Lavoro ha innalzato per gli stessi beneficiari il taglio di altri quattro punti. Di conseguenza, la riduzione (partita dal luglio scorso) è così rimodulata:
- sei punti con retribuzione imponibile fino a 2.692 euro;
- sette punti con retribuzione imponibile fino a 1.923 euro.
Il taglio riguarda la quota di contributi a carico del lavoratore (che riceve le corrispondenti somme direttamente in busta paga), che di norma è pari al 9,19%. Quindi, un taglio di sei punti la riduce al 3,19%, il taglio di sette punti al 2,19%.
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz