Da quanto tempo bisogna essere sposati affinché il coniuge superstite acquisisca il diritto a percepire la pensione di reversibilità?
Il coniuge ha diritto alla pensione di reversibilità dal momento del matrimonio. Non bisogna essere sposati da un periodo di “tempo minimo” poter poi accedere al trattamento riservato ai superstiti, fatti salvi i requisiti ordinari di legge.
Non ci sono quindi “finestre temporali” da applicare: c’erano state negli anni scorsi proposte di modifica in questo senso, che però non sono mai passate.
La circolare INPS 185/2015 chiarisce che «il conseguimento del diritto al trattamento pensionistico ai superstiti da parte del coniuge dell’assicurato o del pensionato deceduto non è subordinato a nessuna condizione soggettiva».
Il coniuge perde il diritto solo nel momento in cui passa a nuove nozze. Continua invece a mantenere il diritto al trattamento in caso di separazione (con una serie di regole) e perfino dopo il divorzio se l’ex coniuge deceduto nel frattempo non si era risposato.
Il diritto alla pensione di reversibilità c’è anche in caso di unione civile mentre non è previsto per le coppie di fatto.
Il coniuge ha diritto al 60% della pensione del defunto, o a percentuali più alte nel caso in cui ci siano anche dei figli: la pensione ai superstiti sale all’80% in presenza di un figlio ed è pari al 100% se invece i figli sono due. Ci sono poi regole specifiche per riparametrarla in base all’eventuale reddito del coniuge superstite.
Trova tutte le indicazioni sulle pagine del portale INPS dedicate alla pensione di reversibilità, oltre che nella sopra citata circolare applicativa.
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz