Mi hanno proposto un lavoro per 4 giorni ma l’INPS sta lavorando la mia domanda di APE Sociale: posso lavorare?
Accettando il lavoro, rischia di perdere il diritto all’APE Sociale. Di norma, la prestazione è compatibile con un nuovo lavoro dipendente soltanto se il reddito che ne deriva resta al di sotto degli 8mila euro annui per un contratto da dipendente, oppure fino a 4800 euro annui per un lavoro autonomo.
In base a questa regola, prevista dalla della legge 232/2016 (commi da 179 a 186), si potrebbe dedurre che la stessa compatibilità sussista anche se il nuovo lavoro, nei limiti sopra previsti, interviene mentre si è in attesa di risposta INPS in merito alla domanda già presentata.
Nella circolare 100/2017 sul superamento del limite reddituale annuo, l’INPS specifica però che rilevano esclusivamente i redditi riferiti ad attività lavorativa successiva alla decorrenza dell’indennità.
Il problema è che questa fattispecie non è prevista in modo esplicito dalla legge che ha istituito la prestazione: sia la legge sia i documenti di prassi si riferiscono alla compatibilità in corso di godimento della prestazione.
Secondo le FAQ INPS sull’APE Sociale, pubblicate sul portale dell’istituto di previdenza, non si possono accettare nuovi lavori dopo avere terminato di aver percepito gli ammortizzatori sociali e prima di avere iniziato a percepire l’APE, perché si perde il requisito.
Il soggetto deve conservare lo status di disoccupato. Un’eventuale rioccupazione pregiudicherebbe il conseguimento del diritto all’APE Sociale.
Se lei inizia a lavorare in data precedente, senza perdere lo status di disoccupato, in teoria non dovrebbe perdere il diritto all’APE. Ora, tecnicamente, una rioccupazione di quattro giorni non fa perdere lo status di disoccupato. La risposta INPS si riferisce all’ipotesi di un contratto a termine di due mesi, la sua potrebbe essere una situazione diversa, ma le consiglio di chiedere direttamente all’INPS come comportarsi in base alla tipologia di contratto che le è stato proposto.
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz