La normativa prevede che per accedere ad APE Social il lavoro a turni per il personale infermieristico è riconosciuto solo se supera 78 giorni l’anno: in sostanza non spetta a nessuno, in quanto tutti gli infermieri turnisti svolgono di norma circa 70 turni di notte all’anno. Le domando: per quale motivo è stata inserita tra i lavori usuranti una categoria, quella degli operatori sanitari, che svolge senza dubbio un lavoro usurante anche senza i turni notturni mettendo un limite, quello delle 78 notti, che di fatto nessuno raggiunge?
Le professioni sanitarie come l’infermiere sono inserite fra le mansioni gravose che danno diritto all’APE Social. Sono ammessi gli addetti alle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni nelle strutture ospedaliere. In questo caso, non c’è alcun riferimento a un minimo di ore. Prevedibilmente, si fa riferimento alla normale definizione di lavoro a turni notturni.
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In realtà, il limite da lei indicato delle 78 notti l’anno, è uno dei criteri per definire un lavoratore a turni ma non è un requisito minimo indispensabile per la pensione agevolata. Vi accedono, come lavoratori usuranti, anche i turnisti che fanno un minimo di 64 notti l’anno. In base a quel che scrive, quindi, vi rientra l’orario medio dell’infermiere.
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La quantificazione delle notti è prevista dalla norma sui lavori usuranti, che comprendono anche coloro che lavorano a turni (compresi i notturni) mentre quel che cambia è il requisito per la pensione anticipata: in caso di lavoratori notturni a turni occupati per un numero di giorni lavorativi:
- da 72 a 77 all’anno, ci vuole la quota 97,6 per dipendenti e 98,6 per autonomi,
- da 72 e 77 turni all’anno, ci vogliono la quota 98,6 per dipendenti e 99,6 per autonomi,
- da 64 a 71 anni ci vogliono la quota 99,6 per dipendenti e 100,6 per autonomi.
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz