Nel vostro articolo “Pensione minima e assegno sociale: importi 2020” dite che è stata confermata la perequazione all’1,1% stimata lo scorso e che per il 2020 il decreto del Ministero delle Finanze ha fissato la percentuale di rivalutazione delle pensioni allo 0,4%. Non capisco la differenza fra la percentuale stimata e quella fissata.
Ogni anno viene stabilita da apposito decreto ministeriale la rivalutazione delle pensioni, stimandola in base ai dati previsionali. L’anno successivo, nel caso in cui l’inflazione reale si discosti dalle quella che era stata prevista, viene effettuato il conguaglio. E contemporaneamente viene comunicato quale tasso di perequazione si applica all’anno successivo, sempre in base alle stime ISTAT.
Applicando questa regola, il decreto MEF dello scorso anno aveva confermato la perequazione applicata nel 2019 pari all’1,1% (con la conseguenza di non dover prevedere alcun conguaglio) annunciando invece il tasso di adeguamento che applicato dal primo gennaio 2020, che è pari allo 0,4%.
In pratica, dal primo gennaio le pensioni sono state rivalutate dello 0,4%, con un’applicazione integrale della perequazione solo per i trattamenti fino a quattro volte il minimo, mentre l’aumento dell’assegno è stato parziale per gli assegni di importo superiore.
Per il 2021 deve essere un nuovo decreto del MEF a stabilire il tasso di perequazione, che in realtà potrebbe anche essere uguale a zero o addirittura negativo. In questo caso, non ci saranno tuttavia tagli alle attuali pensioni, ma ovviamente neppure aumenti degli importi oggi versati.
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz