Se dovesse essere approvata la nuova legge di bilancio, con la quale il governo conta testualmente di “smontare pezzo a pezzo la legge Fornero”, rimarrebbero valide le uscite in isopensione?
Non risulta che sia in discussione la disposizione della legge 92/2012 che prevede l’Isopensione, ovvero la possibilità per il lavoratore a cui mancano al massimo quattro anni dalla pensione (portati a sette per il tiennio 2018-2020), di ritirarsi in anticipo ricevendo un trattamento a spese dell’azienda, che continua anche a pagare i contributi in modo che alla fine la pensione maturata resti piena.
La normativa di riferimento per l’isopensione è l’articolo 4, comma 2, della legge 92/2012, che spiega come funziona il meccanismo. La legge di Stabilità 2018 (comma 160 legge 205/2017) ha alzato il periodo a sette anni (nel senso che possono utilizzare questo strumento di prepensionamento i lavoratori a cui mancano al massimo sette anni alla pensione), allargando quindi la platea degli aventi diritto, limitatamente al periodo 2018-2020.
Queste norme a quanto risulta restano in vigore. Le certezze non si possono avere fino a quando non si conosceranno i dettagli delle nuove norme di Riforma Pensioni, ma non mi sembra che in vista ci siano novità in questo senso.
La sua però è una domanda molto interessante per un motivo specifico: per l’isopensione ci vuole un accordo sindacale, perché la soluzione è praticabile solo nei casi di eccedenza di personale (e solo nelle imprese oltre i 15 dipendenti).
Ora, è vero che la Riforma Pensioni introdurrà una nuova forma di pensione anticipata, ovvero la quota 100, che consentirà di ritirarsi con 62 anni di età e 38 anni di contributi. La quota 100 sarà un’opzione a disposizione del lavoratore, che può liberamente decidere di aspettare l’età per la pensione di vecchiaia o il requisito per la pensione anticipata piena. C’è però il rischio che, avendo a disposizione questo nuovo strumento, si facciano accordi di esodo che, invece dell’isopensione, prevedano il prepensionamento con la quota 100, meno conveniente per il lavoratore (ma più conveniente per l’impresa, per la quale l’isopensione è uno strumento oneroso).
Quindi, per concludere, anche se l’isopensione non fosse toccata (ipotesi più probabile) c’è però il rischio che lo strumento venga depotenziato dalla quota 100. A meno che la norma in preparazione non preveda clausole specifiche di applicazione, ad esempio in caso di accordi aziendali.
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz