Permesso 104, quando si configura come abuso?

Risposta di Barbara Weisz

Pubblicato 11 Ottobre 2018
Aggiornato 22 Febbraio 2019 12:48

Alessandra chiede:

Sono dipendente pubblico con L.104 per assistere mia madre con problemi cognitivi e comportamentali. Mi chiedo: se un collega mi vede in giro con lei e pensa che mi stia divertendo, può far scattare una denuncia?

Il collega che dovesse avere dubbi può inoltrare tutte le segnalazioni che crede ma nel suo caso non avrebbero alcun effetto. Mi spiego meglio: se ci sono tutte le condizioni per utilizzare i permessi previsti dall’articolo 33 della legge 104/1992, lei non ha nulla da temere.

Non mi risulta ci sia obbligo specifico di assistere il parente rigorosamente in casa. C’è addirittura una recente sentenza di Cassazione (23891/2018) in base alla quale l’assistenza al disabile in base alla legge 104 comprende tutte le attività che il parente non sia in grado di compiere autonomamente (ad esempio, fare la spesa e portargliela a casa).

L’importante è che la sua situazione ricada effettivamente in quelle previste dalla legge 104, che prevede i permessi per assistere un parente in condizioni di gravità. La condizione di gravità è definita dall’articolo 3 della stessa legge 104, e comporta una «minorazione, singola o plurima», che «abbia ridotto l’autonomia personale, correlata all’età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione». E va certificata dal medico.

Se lei è in regola con tutti questi adempimenti, non ha nulla da temere.

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