Lavoro a tempo indeterminato, part-time. Nel contratto è prevista la flessibilità: 30 ore a settimana senza specificare numero di ore giornaliere né di riposi (che possono variare da 1 a 3 giorni a settimana). Sono assunta come categorie protetta con una percentuale d invalidità lavorativa del 50%. So che non ci sono regole per l’orario per le categorie protette ma mi domandavo se una eventuale certificazione-dichiarazione del medico (nel mio caso diabetologo) mi farebbe ottenere una certa stabilità delle ore giornaliere lavorate. Sarebbe valida anche a livello giuridico o totalmente inutile?
E’ vero che di regola non sono previste norme di flessibilità specifiche per i lavoratori delle categorie protette. Ma una certificazione del medico potrebbe certamente essere utile, indipendentemente dal valore giuridico, per convincere l’azienda della veridicità della sua esigenza. L’impresa potrebbe venirle incontro in nome del normale rapporto di correttezza nei confronti del lavoratore.
In ogni caso, mi pare possibile che la certificazione medica possa anche avere valore giuridico, in nome dell’articolo 41 del Dlgs 81/2008. In base a questa norma, il medico effettua la sorveglianza sanitaria (per esempio, emettendo il normale certificato di malattia), anche esprimendo un giudizio sull’idoneità delle mansioni.
Controlli poi che non ci siano previsioni particolari nel contratto di lavoro che le viene applicato o se il suo datore di lavoro ha firmato convenzioni in questo senso (ad esempio, nel caso in cui i lavoratori vengano assunti tramite un ufficio di collocamento, è possibile che ci sia un accordo specifico sulle categorie protette con l’impresa).
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz