Vorrei sapere se l’integrazione al minimo è subordinata all’età (superiore a 70 anni) oppure spetta a qualunque pensionato. Fanno reddito eventuali possidenze (case, terreni o depositi bancari)?
L’integrazione al minimo non dipende dall’età anagrafica ma dal reddito del pensionato. Se l’assegno previdenziale è al di sotto di determinate soglie (nel 2020 è pari a 515,07 euro al mese), la pensione viene integrata di una cifra che raggiunge questo tetto.
Bisogna però restare al di sotto di determinati limiti. Quindi, i pensionati che ricevono una pensione inferiore a detto limite, che corrisponde a 6.695,91 euro per il 2020 (515,07 euro per 13 mensilità), l’importo della pensione stessa viene alzato sino ad arrivare appunto al minimo.
=> Integrazione minimo pensione: calcolo e reversibilità
Il pensionato non coniugato ha diritto:
- all’integrazione piena in caso di reddito annuo non superiore a 6.695,91 euro;
- all’integrazione parziale, in caso di reddito fino a 13.391,82 euro (due volte il trattamento minimo annuo).
Per il pensionato coniugato:
- integrazione piena con reddito proprio e del coniuge fino a 20.087,73 euro e reddito proprio fino a 6.695,91 euro;
- integrazione parziale con reddito proprio e del coniuge fino a 26.783,64 euro e reddito proprio fino a 13.391,82 euro.
Per quanto riguarda i redditi che concorrono a formare questo tetto, si escludono la pensione da integrare, quelli esenti IRPEF (ad esempio, le pensioni di guerra, l’invalidità civile) e il reddito della casa di abitazione.
Ci sono poi altre misure che incrementano la pensione, coma la maggiorazione sociale, che dipendono effettivamente dall’età anagrafica del pensionato: dai 60 ai 64 anni, tra 65 e i 69 anni, sopra i 70 anni. Anche per la maggiorazione sociale ci sono limiti di reddito, che sono più stringenti rispetto a quelli previsti per l’integrazione al minimo.
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz