Vorrei andare in pensione, ho 62 anni e come contributi 1906 settimane per la misura e 1853 per il diritto. L’azienda per cui lavoro è una ditta individuale (mia moglie) di cui, oltre a me, è coadiuvante anche nostro figlio: la simulazione sul sito INPS a versamento costante (15.500 € di reddito) con scadenza agosto 2022 indica un assegno lordo di 3.170 €, con cessazione dei versamenti a fine 2018 assegno da 3.108 €. Secondo lei posso approfittare dell’APe aziendale? Da quando? Con quali costi a carico dell’azienda?
Per il momento lei non può accedere all’APe aziendale perché non ha ancora compiuto i 63 anni ma potrà farlo nel 2018, con tutti i requisiti previsti: anagrafico, contributivo (almeno 20 anni), 3 anni e sette mesi al massimo alla pensione di vecchiaia, una pensione maturata pari ad almeno 1,4 volte il minimo. Mancano ancora i decreti attuativi, che fisseranno le regole per la domanda. In base alle anticipazioni, la finestra 2018 andrà dal primo gennaio al 31 marzo. Quindi, anche se matura il requisito nei mesi successivi dell’anno, dovrà presentare domanda entro marzo 2018, con richiesta di APe a partire da giugno.
=> APe Aziendale, i requisiti minimi
I costi a carico dell’azienda sono alti, perché di fatto la misura è pensata per consentire al lavoratore di pagarsi il prestito con un aumento della pensione determinato dai contributi che l’azienda continua a versare. Il meccanismo è descritto nel comma 172 della Legge di Stabilità 2017, in base al quale ci vuole innanzitutto un accordo individuale con il lavoratore. Poi, l’azienda deve versare all’INPS, in un’unica soluzione, alla scadenza della prima mensilità di APe, un importo non inferiore ai contributi dovuti al lavoratore. In questo modo, si alza il monetante individuale e, alla fine la pensione sarà più alta, compensando in tutto o in parte l’importo delle rate di restituzione sul prestito.
=>APe Aziendale: i costi per il datore di lavoro
Ricordiamo che l’APe Aziendale è una forma di anticipo pensionistico assimilabile all’APe Volontaria, per cui il lavoratore, quando matura la pensione di vecchiaia vera e propria, restituisce le somme percepite a titolo di APe con rate ventennali sulla pensione. La formula dell’APe aziendale, prevedendo il versamento dei contributi da parte dell’impresa, alza la pensione, rappresentando quindi un vantaggio rispetto all’APe volontaria.
Le faccio presente una cosa: premesso che ancora si attendono i decreti per l’APe Volontaria, questa formula non prevede necessariamente la fine del rapporto di lavoro. Lei potrebbe quindi chiederla nel 2018 e continuare a lavorare, con conseguente versamento di contributi, ottenendo lo stesso risultato sopra descritto (una pensione più alta a cui applicare le rate ventennali).
Hai una domanda che vorresti fare ai nostri esperti?
Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz