Meno due: venerdì 18 aprile il Consiglio dei Ministri deve approvare il decreto sull’aumento in busta paga per i dipendenti. E mentre l’Esecutivo lavora sull’iter parlamentare del DEF per finanziare il taglio del cuneo e sulla Spending Review, a margine delle comunicazioni alla UE sorge un problema: le cifre del Documento di Economia e Finanza 2014, infatti, rispettano i vincoli comunitari (Decifit/PIL al 2,6%) ma rinviano il pareggio strutturale di bilancio al 2016. E questo richiede una specifica procedura: il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, ha già inviato a Bruxelles lettera formale su cui la Commissione dovrà pronunciarsi.
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Pareggio di Bilancio nel 2016
Oltre al passaggio formale europeo, il rinvio del pareggio richiede anche un voto di Camera e Senato sulla variazione dei saldi di bilancio, in base a quanto prevede l’articolo 81 della Costituzione (che ha introdotto l’obbligo di pareggio di bilancio). Padoan spiega:
«Il governo si impegna a rispettare il piano di rientro del debito con il raggiungimento dell’obiettivo pieno nel 2016 e sostanziale nel 2015», mentre il debito «inizierà a scendere nel 2015. La regola sul debito sarebbe quindi rispettata nello scenario programmatico […] La Commissione UE farà tutte le sue valutazioni. Mi aspetto che vengano riconosciute sia le circostanze eccezionali sia la natura strutturale delle misure che il governo sta implementando».
Sul fronte internazionale i commenti sono stati di incoraggiamento: Bruxelles «accoglie con favore» le misure per i lavoratori annunciate da Roma e promuove «l’impegno a finanziare la riduzione delle tasse per i lavoratori con salario basso interamente con tagli alla spesa».
Aumento in busta paga a rischio?
Il governo non teme per la sostenibilità dei conti e non ritiene necessarie manovre aggiuntive rispetto a quella già prevista nel 2015 dallo stesso DEF. Dall’oppsizione si levano voci di allarme, tuttavia, e non manca chi vede a rischio gli 80 euro di aumento sullo stipendio. Il capogruppo di Forza Ialia alla Camera, Renato Brunetta, teme che l’Italia finisca «oltre il 3,5% di deficit nominale, tornando alla procedura di infrazione dell’Unione Europea», e non sembra escludere l’ipotesi di una nuova manovra:
«Se l’Italia avesse obbedito al documento di monitoraggio e messa in stato di allerta da parte dell’Europa, avrebbe dovuto mettere già in conto al DEF una manovra correttiva da 7-10 miliardi di euro».
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Scadenze strette
Per conoscere la posizione dell’Europa rispetto ai conti italiani bisogna attendere la risposta ufficiale della Commissione alla comunicazione inviata dal ;inistero dell’Economia. Nel frattempo, il governo è alle prese con tempi stretti, per approvare il decreto sull’aumento in busta paga in tempo perché arrivi già a maggio.
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Alcune questioni restano da risolvere: l’esecutivo sta mattenedo a punto meccanismo (si ipotizzano detrazioni sul lavoro dipendente più un bonus per i redditi esentasse), e coperture (Spending Review).
Renzi continua a manifestare ottimismo (twittando «è proprio #lavoltabuona») a margine dei lavori con il Commissario Cottarelli e i Ministri, ma rischia di esserci un problema di iter: il decreto sarà operativo (con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale) prevedibilmente prima dell’approvazione del DEF in Parlamento e del via libera UE allo slittamento del pareggio di bilancio. In teoria, il governo potrebbe trovarsi nella situazione di aver applicato una misura da 10 miliardi senza il finanziamento del DEF. In realtà l’aumento in busta paga è interamente finanziato con risparmi di spesa, ben dettagliati nel provvedimento. Certo, nel caso di intoppi, potrebbe tornare il rischio di manovra aggiuntiva, ma per ora del tutto teorico.