Primo atto del Governo in tema di pensioni: il neo-ministro della Pubblica Amministrazione, Maria Anna Madia, ha firmato la circolare attuativa della disposizione del Governo Letta che blocca il cumulo fra reddito e pensioni oltre i 311mila euro per i dipendenti pubblici, ponendo un freno alle pensioni d’oro. «Una scelta politica, per segnalare una priorità: l’attenzione all’equità sociale e al tema di un’intera generazione esclusa», ha spiegato Madia.
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Pensioni d’oro
Il Ministro si è espresso in favore di un pari intervento sul cumulo reddito-pensioni anche per le pensioni dei dipendenti del settore privato ma il discorso qui è diverso, «perché per i dipendenti privati non si può intervenire sul reddito da lavoro». La stessa Madia, tuttavia, ricorda di aver presentato da deputata una proposta che prevede di agire sulla parte pensionistica: chi percepisce una pensione oltre sei volte il minimo e ha anche uno stipendio perché continua a lavorare, incassa solo metà pensione: l’altro 50% resta allo Stato. Una proposta che «non impegna il governo», ma che resta al centro dell’attenzione. Matteo Renzi, pur smentendo l’intenzione di agire sulle pensioni con un contributo di solidarietà (ipotesi prevista dal piano di Spending Review del commissario Carlo Cottarelli, con una decurtazione degli assegni superiori ai 2mila euro), sulle pensioni d’oro è stato possibilista, già favorevole al prelievo sui trattamenti oltre 90mila euro, come stabilito dalla Legge di Stabilità.
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Blocco Turnover
Nel frattempo, arrivano nuove anticipazioni sul piano Cottarelli: i risparmi da pensione esclusi da Renzi sarebbero stati pari a 3 miliardi in 3 anni, ma se davvero non se ne farà niente bisognerà agire in altro modo, probabilmente con un blocco assunzioni nel settore pubblico e provvedimenti che agevolino il prepensionamento dei dipendenti interessati. Il piano Cottarelli prevede inoltre 85mila esuberi nella PA al 2016, per arrivare ai quali si pensa a rispolverare il vecchio “esonero dal servizio” (il dipendente sta a casa ma riceve metà stipendio e contributi pieni in vista della pensione), o anche incentivi all’uscita.
Spending Review
Il premier ha dichiarato che le indicazioni definitive sul piano di Spending Review arriveranno con il Def (Documento di programmazione economica e finanziaria) previsto per le prossime settimane. E a quel punto il governo farà le sue scelte.
Prelievi e rivalutazioni
Nel frattempo, i pensionati italiani dal primo gennaio 2014 pagano un contributo del 6% per i trattamenti sopra i 7mila euro al mese (circa 90mila euro l’anno), che sale al 12% sopra i 10mila e al 18% oltre i 15mila euro. Pensioni d’oro e d’argento, insomma.
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Pensioni d’oro e d’argento non subiscono prelievi aggiuntivi ma anche in questa fascia i sacrifici non mancano, sotto forma di mancata indicizzazione. Si rivalutano pienamente solo gli assegni fino a tre volte il minimo (circa 1.500 euro al mese), mentre per quelli più alti l’agganciamento al costo della vita è parziale: 95% fra tre e quattro volte il minimo (fra 1500 e 2mila euro), 75% fra 4 e 5 volte il minimo (fino a 2mila 500 euro circa), 50% fra cinque e sei volte il minimo (fino a 3mila euro). Gli assegni sopra sei volte il minimo si rivalutano al 40% solo fino a 3mila euro. Tutto questo è l’effetto della Legge di Stabilità 2014, che in realtà non ha comportato ulteriori sacrifici ma ha migliorato la situazione precedente: dal 2011 erano bloccati tutti i trattamenti superiori a tre volte il minimo.