Il mercato dell’occupazione in Italia vede una costante perdita di dipendenti e un ricorso crescente alla cassa integrazione. Per individuare punti deboli del sistema e strategie di ripresa, esponenti del Governo e addetti ai lavori si sono incontrati al convegno “Semplificazione, innovazione e crescita: come creare il perfetto connubio per la competitività delle imprese” organizzato da ADP Italia, fornitore di soluzioni per il lavoro in outsourcing. Sul palco si sono alternati esponenti bipartisan che, oltre ad analizzare i problemi delle aziende, hanno proposto soluzioni per invertire la rotta in un mercato del lavoro da sempre campo di battaglia fra i vari schieramenti, con un ventennio di continue riforme e contro-riforme.
Le nuove sfide
Nicola Uva, strategy marketing director di ADP Italia, ha fatto una sorta di radiografia del mercato del lavoro italiano ricordando che le sfide odierne sono una evoluzione di situazioni nate nel passato. «Comprendere l’evoluzione di questo settore e capire da dove arrivano i problemi ci può aiutare ad affrontarli con consapevolezza, attraverso cinque sfide chiave relative alla relazione persona-lavoro tracciandone l’evoluzione negli ultimi 10 anni»:
- staffetta generazionale;
- relazioni flessibili tra azienda e lavoratore;
- valorizzazione dei talenti, per amplificarne il potenziale;
- internazionalizzazione (su 24mila imprese con uffici all’estero, 19mila sono PMI).
- azienda liquida, capace di adattarsi velocemente a nuovi contesti come quelli di Collaboration e Social Enterprise.
Problemi e soluzioni
Per Maurizio Sacconi (Ncd), presidente Commissione Lavoro del Senato, la creazione di posti di lavoro in Italia passa attraverso il radicale cambiamento degli articoli 4, 11 e 18 dello Statuto dei Lavoratori, senza basarsi unicamente sugli incentivi finanziari: serve anche a un nuovo modello di relazioni aziendali. Ma se Sacconi cita Marco Biagi (“Non esiste incentivo finanziario alle imprese che compensi un disincentivo normativo”), Davide Baruffi (Pd), componente Commissione Lavoro della Camera, ritiene invece che l’aumento dei consumi, gli investimenti in infrastrutture e gli incentivi all’occupazione femminile e giovanile siano imprescindibili se si vuole riportare il Paese sui binari dello sviluppo economico. Aggiunge: «occorre riformare anche i centri per l’impiego che non funzionano come dovrebbero, visto che le offerte di lavoro non sono messe in rete a livello nazionale ma soltanto a livello locale, con la stortura che se si cerca lavoro attraverso questo canale si vedono solo le offerte presenti in provincia ma non a livello nazionale».
Vecchi e nuovi mestieri
Il contesto, secondo ADP, è cambiato radicalmente nel 2008 con l’avvento dell’iPhone in Italia, il crollo di Lehman Brothers e il boom di Facebook e dei social network. «Il mondo è mutato e con esso il lavoro, al punto che oggi le aziende faticano a trovare personale qualificato nonostante migliaia di persone siano in cerca di occupazione». Di contro, è emblematica la ricerca globale Eurobarometro citata dal senatore Pietro Ichino (Scelta Civica): «In Svezia, il 40% degli adolescenti ritiene che in futuro svolgerà lavori manuali, che in questo paese sono circa il 42% del totale. Solo il 5% dei coetanei italiani considera in prospettiva attività di questo tipo, mentre i posti di lavoro sarebbero circa il 48% del totale».
Come smuovere le acque? Operando su una legislazione farraginosa «che andrebbe semplificata per poi favorire gli investimenti stranieri alleggerendo la pressione fiscale, prima abbassando le tasse di chi produce, poi quelle di chi consuma e infine di chi possiede (e non il contrario, come avviene oggi)».
E le aziende italiane come devono agire? A parlare di PMI è stato Giovanni Puoti, accademico ed ex sottosegretario ai Trasporti nel governo Dini: «visto che in Italia ci sono tante piccole imprese, per rimanere sul mercato ed esportare meglio bisogna puntare a consorziarsi per fare economie di scala e investire in tecnologia e innovazione».