La riforma Fornero non si tocca: problemi di sostenibilità finanziaria impediscono una maggior flessibilità nell’accesso alla pensione, mentre non si esclude un nuovo blocco delle rivalutazioni ed un nuovo decreto salva esodati: così il ministro del Lavoro Enrico Giovannini in audizione alla commissione della Camera.
Età pensionabile
A regime si va in pensione a 66 anni (con un sistema di gradualità per le donne) oppure con 41 o 42 anni di contributi. Ogni altra proposta di riforma pensionistica per agevolare l’uscita dal mondo del lavoro di specifiche categorie di lavoratori è state bocciata dal ministro: «avrebbero il prevedibile effetto di aumentare consistentemente il numero di pensioni dal 2014, determinando un onere di diversi miliardi di euro l’anno».E la penalizzazione legata all’anticipo non sarebbe in grado di compensare il maggior onere. Quindi, la formula «appare incompatibile non solo con il percorso della riforma delle pensioni ma anche con l’indirizzo del Governo di voler ridurre il costo lavoro». Il Governo sta comunque valutando alcune ipotesi di cambiamento sulle pensioni, per «consentire ad alcune categorie di esodati e anche a chi ha perso il lavoro dopo il 31 dicembre 2011 di trovare una soluzione a regime». Ma, tassativamente, nessuna «controriforma delle pensioni».
Pensioni d’oro
Quanto alle pensioni d’oro (sopra i 90mila euro all’anno), dopo che la Corte Costituzionale ha rimandato al mittente il prelievo di solidarietà, non si escludono nuovi meccanismi, come ad esempio lo stop all‘indicizzazione nel 2015. Ma, avverte il ministro, si tratta di uno strumento che ha un effetto significativo per i singoli, ma relativamente piccolo per il complesso» dei conti pubblici, perché «il numero delle pensioni elevate é limitato rispetto al resto» e quindi «i risparmi che si otterranno non sono da soli sufficienti a spingere verso l’alto le pensioni basse».
Cumulo contributi
Il ministro ha annunciato una commissione di esperti sul cosiddetto “invecchiamento attivo“, per incentivare i pensionati ad integrare l’assegno con altre forme di reddito, sull’esempio di quanto avviene in alcuni enti locali che offrono voucher agli anziani che partecipano a progetti sociali. Ma il problema fondamentale restano i lavoratori ancora lontani dalla pensione, e che magari hanno una carriera discontinua dal punto di vista contributivo: fra 30 anni si determinerà un serio problema di sostenibilità. Quindi bisogna pensare a «sistemi di accumulo dei contributi in tutta la vita lavorativa più flessibili», in modo da «aumentare il montante pensionistico» con meccanismi più efficaci di quelli attuali. E, soprattttto, bisogna tornare a crescere, perché «se il PIL e l’occupazione non crescono non c’è sistema pensionistico che possa reggere».