A meno di 24 ore dal Consiglio dei ministri del 26 giugno, arriva l’ultima novità sul pacchetto lavoro: il provvedimento è destinato a sdoppiarsi.
Domani verranno approvate le prime misure, fra cui quelle per incentivare l’assunzione di giovani con fondi disponibili pari a 500 milioni di euro (non 1 miliardo, come precedentmente ipotizzato). In seguito, anche sulla base dell’esito del vertice di Bruxelles del 27 e 28 giugno, dovrebbe arrivare una seconda tranche.
In effetti, nei giorni scorsi lo stesso Ministero del Lavoro aveva anticipato questa possibilità nel suo intervento al Festival del Lavoro di Fiuggi (20-22 giugno).
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Pachetto lavoro in due tranche
Il premier, Enrico Letta, nel corso dell’intervento alla Camera in vista del Consiglio UE, ha confermato il CdM del 26 giugno, ha dichiarato apertamente che le risorse che verranno stanziate per coprire la decontribuzione delle assunzioni di giovani al Sud saranno 500 milioni di euro, mentre per quanto riguarda le altre misure in vista ha specificato: «non abbiamo ancora deciso e le decisioni che prenderemo riguarderanno tutto il Paese, ma interverranno con più intensità nelle Regioni del Mezzogiorno dove la disoccupazione giovanile é più alta. Su quelle Regioni bisogna che l’intensità dell’intervento sia più forte».
In realtà, già nei giorni scorsi erano filtrate altre anticipazioni, sia da parte dello stesso premier, sia dal titolare del Lavoro, Enrico Giovannini.
Oltre agli incentivi per le assunzioni di giovani, sono previste novità sui contratti (sopratutto sul tempo determinato e sull’apprendistato), e un potenziamento delle agenzie per il lavoro, per favorire il collocamento.
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Poi, ha dichiarato Letta alla Camera, «nei prossimi mesi vareremo un secondo pacchetto di interventi» per dare attuazione alla “Garanzia per i giovani”, il piano che il prossimo vertice UE dovrebbe approvare sull’occupazione giovanile.
Sulla stessa linea le dichiarazioni di Giovannini nei giorni scorsi a Fiuggi: un primo decreto il 26 giugno, per aumentare l’occupazione «in vista della ripresa economica che tutti gli organismi internazionali prevedono in autunno», e poi un secondo intervento, di medio periodo, anche in base alle decisioni del Consiglio Europeo del 27 e 28 giugno, nel quale «speriamo ci saranno decisioni importanti sulle risorse da prendere dal Fondo garanzia giovani, dai Fondi strutturali e dalla banca europea degli investimenti».
Ricordiamo che entro la fine del 2013 è previsto anche un l’eventuale taglio del cuneo fiscale, chiesto a gran voce dalle imprese: potrebbe a questo punto confluire nel secondo pacchetto lavoro previsto per l’autunno, oppure nella legge di Stabilità per il 2014.
Consiglio UE e occupazione giovanile
Sul vertice dei prossimi gironi si è particolarmente soffermato Letta alla Camera: il premier si attende un duro confronto politico con i partner comunitari, e «politico sarà il mio intervento in seno al Consiglio», annuncia. Niente, soluzione al ribasso, prosegue, l’Europa deve dare risposte concrete e immediate» per riprendere una cammino di crescita. La richiesta italiana: «decisioni immediate, risorse, timing stringenti per ottenere il massimo dell’impatto, subito» in materia di lotta alla disoccupazione giovanile.
Si tratta di una priorità, argomenta il premier, che cita i dati di Eurofund: costo della disoccupazione giovanile in termini di reddito perduto e di maggiori oneri per assistenza sociale pari a circa 153 miliardi: «una dissipazione senza pari, uno sperpero che la crisi esaspera in un paradossale circolo vizioso».
Il discorso del premier conferma l’impressione di una grande attenzione dell’Italia per questo vertice, dal quale da una parte si spera di ottenere una maggior flessibilità in termini di risorse da utilizzare per incentivare il mercato del lavoro e la ripresa, dall’altra c’è probabilmente anche l’obiettivo più politico di sottolineare il contributo italiano alla nuova stagione delle politiche europee per la crescita, dopo gli anni del rigore.
Anche in questo senso si può valutare il pre-vertice organizzato a metà giugno a Roma fra i ministeri dell’Economia e del Lavoro di Italia, Francia, Spagna e Germania (leggi qui).
Proposte e analisi sul Lavoro
In vista del CdM che approverà il primo pacchetto Lavoro, può essere utile analizzare una serie di spunti emersi in questi giorni.
Al Festival di Fiuggi, nel corso di un evento dedicato al tema “Lavoro, quanto mi costi“, i consulenti del Lavoro hanno avanzato una proposta per ridurre di cinque punti il cuneo fiscale sui lavoratori a tempo indeterminato: ne deriverebbe una riduzione della spesa pubblica pari a 1,4 miliardi di euro. Il piano:
- riduzione tariffe Inail (800 milioni di euro),
- razionalizzazione del Fondo di tesoreria (4 miliardi di euro),
- utilizzo del 50% delle risorse recuperate dalla lotta all’evasione fiscale (6 miliardi di euro).
Per quanto riguarda il confrotno fra il mercato del lavoro italiano ed europeo, può essere utile il report di Workmag, che si concentra sulla spesa per le politiche attive.
Al 2010, l’Italia ha speso un totale di 26 miliardi di euro in politiche del lavoro, di cui 20 miliardi per politiche passive, 5 per politiche attive e 500 milioni per servizi per il lavoro (in quest’ultimo campo, il dato è fra i più bassi in Europa, e paradossalmente il dato è peggiorato dal 2008, quando i milioni erano 600, proprio in un periodo in cui la crisi ha acuito le difficoltà di chi cerca lavoro).
Confronto europeo: la spesa media 2005-2011 per servizi per il lavoro è in Germania intorno agli 8 miliardi di euro, in Francia di circa 5 miliardi, in Spagna supera il miliardo di euro. In rapporto al PIL, la spesa italiana per servizi per il lavoro è intorno allo 0,03%, contro lo 0,3% di Francia, della Germania e del Regno Unito.
E ancora: «i Paesi europei che all’inizio della crisi hanno fortemente investito sui servizi per l’impiego sono quelli che hanno ottenuto i migliori risultati e che hanno potuto persino decidere dal 2010 di diminuire la spesa per politiche del lavoro (come la Germania e l’Olanda)».
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Sulle risorse a disposizione dei Centri per l’impiego (che il decreto in arrivo dovrebbe potenziare), in Italia c’è un addetto ogni 200 disoccupati, contro uno ogni 43 disoccupati nel Regno Unito, uno ogni 59 in Francia, uno ogni 27 in Germania. Nella Penisola l’inquadramento del personale di questi centri è spesso inadeguato: contratti precari, sovraccarico di lavoro.