Siglato l’accordo tra Confindustria (Giorgio Squinzi) o i tre sindacati CGIL (Susanna Camusso), CISL (Raffaele Bonanni) e UIL (Luigi Angeletti) sulla rappresentanza sindacale.
In questo modo è venuta meno la frattura fra le sigle sindacali, abolendo la necessità di accordi separati.
L’intesa sancisce le regole per misurare la rappresentatività di un’organizzazione sindacale e per avere la titolarità a firmare contratti nazionali di lavoro. E’ il primo accordo di questo tipo in Italia.
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Rappresentanza
Prevede che possano partecipare alla contrattazione nazionale solo sindacati che abbiano almeno il 5% di rappresentatività nel settore interessato dal contratto, che a sua volta si misura con due parametri: iscritti al sindacato, risultati elettorali delle RSU (rappresentanze sindacali unitarie) relativi alle tre organizzazioni confederali. I due fattori pesano ognuno per il 50%, e la misurazione finale verrà effettuata dal Cnel (consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro).
Le deleghe sindacali (il numero di iscritti, che pagano attraversa la trattenuta in busta paga) vengono certificate dall’Inps, sulla base delle comunicazioni dei datori di lavoro, attraverso il flusso Uniemens. In pratica, l’Inps certifica in base alle trattenute della quota sindacale applicate, e trasmette poi il dato al Cnel.
Per misurare invece il voto delle RSU, valgono quelli raccolti da ogni singola organizzazione sindacale, ma questo vale solo per le tre sigle firmatarie dell’intesa sulla rappresentanza (Cgil, Cisl e Uil). Il meccanismo si applica anche alle RSU in carica, quindi elette nei 36 mesi precedenti la data in cui verrà effettuata la misurazione. Nelle aziende in cui non c’è alcuna rappresentanza sindacale, o ci sono solo RSA (rappresentanze sindacale aziendali), vale il solo criterio del numero degli iscritti.
Anche i dati relativi al voto delle Rsu vanno trasmessi al Cnel, da parte dei Comitati Provinciali dei Garanti di cui all’accordo interconfederale 20 dicembre 1993, o analogo organismo. Sarà quindi il Cnel ad effettuare la misurazione finale. La soglia del 5% era già stata fissata dagli accordi del 28 giugno 2011 (leggi qui), a cui l’intesa sulla rappresentanza dà piena attuazione.
Ci sono una serie di clausole: Cgil, Cisl e Uil rinunciano formalmente ed espressamente a costituire RSA. Le Rsu scadute verranno rielette nei prossimi tre mesi, con voto proporzionale. Se un eletto nella RSU cambia appartenenza sindacale, decade dalla carica ed è automaticamente sostituito con il primo dei non eletti della lista di originaria appartenenza. Confindustria, Cgil, Cisl e Uil si impegnano a rendere coerente l’accordo con i principi relativi a diritto di assemblea sindacale delle organizzazioni firmatarie dell’intesa, titolarità della contrattazione di secondo livello, diritto di voto per i lavoratori dipendenti.
Per quanto riguarda la titolarità a siglare contratti nazionali, in mancanza di una piattaforma unitaria fra le tre sigle confederali, la parte datoriale favorirà, in ogni categoria, la piattaforma presentata da organizzazioni sindacali che abbiano complessivamente un livello di rappresentatività nel settore pari almeno al 50% +1 (certificata da apposita consultazione dei lavoratori, a voto proporzionale).
I contratti nazionali che vengono stipulati sulla base di queste regole, sono vincolanti per entrambe le parti firmatarie.
Effetti sulla contrattazione
La prima conseguenza è che l’intesa sembra destinata a mettere definitivamente la parola fine alla lunga stagione del conflitto relativo agli accordi separati. Per intendersi, l’opposizione della Fiom-Cgil ai contratti Fiat (Pomigliano, Mirafiori), è di fatto superata dalla firma di questo accordo confederale, che comporta la validità degli accordi siglati da Cisl e Uil. Da sottolineare, però, che in realtà Fiat è uscita da Confindustria, il che complica il quadro della situazione.
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Sempre per quanto riguarda i rapporti fra le tre sigle conferederali, attesa per cosa succederà adesso, ad esempio, in materia di contrattazione di secondoa livello: il contratto sulla produttività del novembre scorso è un accordo separato, sneza la firma della Cgil.
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Così come, sul fronte dei rapporti fra sigle confederali e altri sindacati (come quelli di base) la confittualità è destinata a proseguire, non avendo questi ultimi firmato l’intesa sulla rappresentatività, che è condizione fondamentale per l’applicabilità delle relative regole sulla rappresentanza. Non a caso, le reazioni di questa parte del mondo sindacale sono negative.
Reazioni
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ritiene l’accordo «un avvenimento di prima grandezza per il Paese e non solo per le organizzazioni firmatarie» perché «segno importante e incoraggiante di volontà costruttiva e di coesione sociale, fattori entrambi decisivi per il superamento delle difficoltà e delle prove che l’Italia ha davanti a sé».
Il premier Enrico Letta ritiene l’intesa «una bella notizia» e sottolinea che «è il momento di unire, non di dividere, per combattere la disoccupazione».
Per il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi «è un accordo storico, dopo 60 anni raggiungiamo un accordo sulle regole della rappresentanza». L’intesa «rende i contratti di lavoro pienamente esigibili» ed è molto importante anche come «segno tangibile» che le parti dimostrano per risolvere il problema della crescita» che in questo momento di crisi è «un imperativo assoluto».
Anche la segretaria della Cgil Susanna Camusso parla di «accordo storico, che mette fine a una lunga stagione di divisioni». Camusso è stata brevemente contestata il 2 giugno a Milano, partecipando a un incontro su “Repubblica, Costituzione e lavoro” da un piccolo gruppo presente in platea al grido di «lo sciopero non si tocca”. La segretaria Cgil ha risposto che l’accordo non riguarda in alcun modo il diritto di sciopero, intangibile anche perché «garantito dalla Costituzione».
Il ledaer della Cisl Raffaele Bonanni parla di «svolta importante per le relazioni industriali che cambierà la faccia del mondo del lavoro», il numero uno Uil Luigi Angeletti insiste sullo stesso tasto sottolineando che ora le realzioni industriali saranno regolate «in una maniera più chiara e trasparente» e che l’accordo dimostra come le parti sociali siano in grado di autoregolarsi.
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imprese sindacati del 31 maggio 2013 sulla rappresentanza