Il bilancio delle casse di previdenza privata che pagano le pensioni ai professionisti per il 2011 era in attivo ma l’immediato futuro, soprattutto per le giovani generazioni, non è roseo.
I dati emergono dal Secondo Rapporto sulle Casse private elaborato dall’Ufficio Studi dell’Adepp, l’associazione che riunisce gli enti di previdenza privati.
Il reddito medio dei professionisti, nel corso degli ultimi cinque anni (2005-2011) è sceso un po’ per tutte le categorie, ma a pagare maggiormente lo scotto della crisi sono i giovani e alcune categorie di professionisti, come l’area giuridica (notai e avvocati).
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Partiamo dai dati sul bilancio delle casse previdenziali dei professionisti, sostanzialmente quelle create dai decreti 509/94 (commercialisti, avvocati, ingegneri, architetti, notai) e 103/96 (psicologi, ingegneri, biologi e via dicendo). Nel 2011 hanno incassato più di 8 miliardi e ne hanno pagati circa cinque per pensioni e assistenza: da qui, il saldo attivo di 3,1 miliardi. Nel complesso, le risorse delle casse che si riuniscono nell’Adepp (una ventina) sono pari a 46 miliardi di euro, con una crescita complessiva nel 2011 pari all’8,66%.
Ma veniamo alle note dolenti, relative ai trend di reddito fra i professionisti delineati dal Rapporto.
Ci sono alcune professioni, come appunto i notai e gli avvocati, che nel quinquennio fra il 2005 e il 2011 hanno visto il reddito medio scendere del 20,3%. Numeri negativi anche per le professioni dell’area sociale (consulenti del lavoro, ragionieri, commercialisti, giornalisti), con una flessione intorno al 6% e per le professioni tecniche (geometri, ingegneri, architetti), sotto del 4,9%.
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In controtendenza medici, psicologi, infermieri e veterinari, l’area sanitaria, con un reddito invece mediamente in crescita dell’8,2%.
Infine, l’allarme giovani: il reddito degli iscritti attivi con più di 40 anni è, in media, più di tre volte e mezzo superiore a quello di un giovane sotto i 30 anni. E ancora: considerando solo i professionisti che non hanno ancora compiuto 40 anni, si evidenzia come gli under 30 guadagnano mediamente la metà di un collega fra i 35 e i 39 anni.