Commercialisti, avvocati, geometri, notai, architetti, giornalisti: le casse di previdenza dei professionisti dovranno versare allo Stato il 5% dei risparmi realizzati con la Spending Review (il 10% dal 2013). Lo ha stabilito la sentenza del Consiglio Di Stato 6014 del 28 novembre 2012.
Un prelievo contro cui gli enti previdenziali delle Partite IVA e dei professionisti si oppongono con forza: a rischio non c’è solo la sostenibilità dei conti ma anche le prestazioni agli iscritti.
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La sentenza stabilisce che le Casse previdenziali dei professionisti vanno inserite nell’elenco ISTAT delle PA nel conto consolidato dello Stato, ribaltando quanto stabilito da due sentenze del Tar che avevano dato ragione alle Casse professionali privatizzate nel ’94.
La prima conseguenza – di questa che sembra una decisione squisitamente tecnica – è l’applicazione della norma prevista dall’articolo 8, comma 3, della Spending Review (legge 135/2012), che chiede per l’appunto il trasferimento allo Stato del 5% dei risparmi da realizzarsi attraverso misure di contenimento della spesa già nel 2012.
La legge imponeva per quest’anno di effettuare il versamento entro il 30 settembre. Dal 2013 si sale al 10% con versamento entro il 30 giugno di ogni anno.
Alcuni degli enti privatizzati non hanno versato nulla, opponendosi alla norma, altri hanno effettuato il pagamento con riserva, ma ora il CdS ha stabilito che la privatizzazione «ha lasciato immutato il carattere pubblicistico dell’attività istituzionale di previdenza ed assistenza svolta».
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Andrea Camporese, presidente Adepp (che riunisce le casse previdenziali private) annuncia battaglia legale in Corte Costituzionale e presso la Corte di Giustizia Europea.
«Applicarci la revisione della spesa pubblica, incidere nei contratti privatistici sottoscritti con le organizzazioni sindacali, prevedendo di versare allo Stato il risultato del risparmio – spiega Camporese -, rischia di essere inefficace nelle quantità e controproducente nella gestione dei servizi, mentre noi restiamo dei grandi contributori dello Stato, attraverso livelli di tassazione unici in Europa, senza nulla chiedere in cambio».