Una riduzione del cuneo fiscale «a favore delle imprese che dialogano con i lavoratori»: l’idea è del ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che pensa a una serie di «sperimentazioni virtuose per aumentare la produttività» nel mondo del lavoro italiano.
Bene i provvedimenti allo studio del Governo, come gli incentivi alle start up innovative, giusto il richiamo del ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera alla necessità di una miglior collaborazione fra le parti sociali.
Ma fra le cose su cui il ministro Fornero sembra insistere maggiormente c’è un progetto che riguarda le forme di democrazia d’impresa, tema sul quale c’è una specifica delega al Governo nella Riforma del Lavoro approvata definitivamente lo scorso giugno.
«So che è un tema delicato per le imprese: la partecipazione non va imposta. Ma ci stiamo lavorando e vorrei riuscire a condurre la delega in porto», ha sottolineato il ministro.
La titolare del Lavoro fa riferimento ad una delle principali critiche che sono arrivate dal mondo delle imprese sulla delega al Governo relativa alla democrazia d’impresa: il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, dopo che questa era stata inserita nel corso del passaggio in Senato, con un emendamento al ddl Lavoro, aveva immediatamente spiegato che «le imprese sono contrarie a ogni imposizione per legge di forme di cogestione o codecisione».
Fornero è invece convinta che «le modalità delle relazioni di lavoro» abbiano «permesso alla Germania di uscire dalla crisi».
Democrazia d’impresa
Ma in che cosa si tradurrebbe nella pratica questa “democrazia d’impresa” che prende spunto dal modello tedesco?
Sono diversi i livelli di partecipazione dei lavoratori alla vita d’impresa che si possono applicare:
- la codifica di una serie di obblighi informativi dell’impresa;
- forme di consultazione dei sindacati;
- la formazione di precisi organismi all’interno dell’azienda che verifichino il raggiungimento degli obiettivi e lo stato di attuazione dei piani;
- la possibilità di condividere con le rappresentanze dei lavoratori la gestione di alcuni aspetti concreti di vita aziendale: la sicurezza sul lavoro, la formazione, le pari opportunità;
- le forme più avanzate di partecipazione di impresa, che prevedono la presenza di rappresentanti dei lavoratori in CdA e la partecipazione agli utili.
Tutto questo, si accompagnerebbe a una riduzione del cuneo fiscale per le aziende e all’assunzione di maggiori responsabilità dei lavoratori in termini di produttività (qui si parla di orario di lavoro, stipendi, organizzazione del lavoro).
Una sorta di patto fra aziende e sindacati per la crescita. L’ipotesi più probabile è che la delega preveda che le varie forme di partecipazione dei lavoratori alla vita d’impresa vadano regolamentate dai contratti di lavoro.
Su questo, come sugli altri fronti della nuova fase di provvedimenti per la crescita che dovrebbero caratterizzare il prossimo autunno, saranno importanti i prossimi appuntamenti fissati dall’agenda del Governo, che il 5 settembre incontrerà le imprese e per l’11 settembre ha in programma un incontro con i sindacati.