La Riforma del Lavoro in Italia si proietta su un mercato in crisi: i contratti a tempo indeterminato nel IIIQ 2012 sono la metà del 2011, con una perdita di 130mila posti di lavoro stimata per fine anno, soprattutto nelle PMI sotto i 10 dipendenti.
Lo rilevano Unioncamere e Ministero del Lavoro, mentre dalla relazione di Bankitalia emerge che i problemi non mancano anche per coloro che il posto fisso ce l’hanno, visto che gli stipendi sono praticamente fermi da dieci anni. Vediamo nel dettaglio.
Occupazione
Nel III Trimestre 2012 le imprese mettono a disposizione 159mila posti di lavoro (3.800 in meno dell’analogo trimestre 2011 e 69mila in meno rispetto al II trimestre 2012). Di questi posti, solo il 19,8% sarà a tempo indeterminato (metà dell’anno scorso, quanto i contratti pieni erano al 34%).
In pratica, 8 lavoratori su dieci sono precari. Sono 71mila i contratti stagionali, mentre è pari al 55,4% quello dei non stagionali.
La dinamica non è la stessa per tutti i settori, ma dipende fondamentalmente da tre elementi:
- composizione settoriale;
- stagionalità;
- esigenze d’impresa.
Fra le professioni più richieste cuochi, camerieri e professionisti turistiche (sopra quota 37mila) anche se si tratta nella maggioranza dei casi di contratti precari (il tempo indeterminato è al 3,8%). Il posto fisso è una rarità anche per operai specializzati nell’industria alimentare e nei settori del tessile, abbigliamento e calzature, 1,9%, e per gli insegnanti: 8,4%, che sale all’11,4% per professori universitari, docenti di scuola secondaria e ricercatori.
La percentuale più alta di contratti a tempo indeterminato riguarda ingegneri, architetti e professioni assimilate, 72,5% (ma in termini assoluti, le assunzioni previste nel terzo trimestre sono poco più di 1200). Posto fisso in oltre la metà dei casi per matematici, fisici, specialisti in scienze naturali, ma anche tecnici amministrativi, finanziari e bancari e figure legate a marketing e vendite. Spesso, come nel caso degli ingegneri o degli specialistici in materie scientifiche, si tratta anche delle figure più difficili da trovare.
Nel 2012, si prevedono 200mila assunzioni in meno rispetto al 2011. L’unico settore in controtendenza, è quello dei servizi avanzati di supporto alle imprese.
Stipendi
E veniamo ai dati relativi alle retribuzioni: la relazione annuale di Bankitalia evidenzia come nella media del 2011 la retribuzione di fatto per unità di lavoro dipendente si sia contratta dell’1,3%, per la prima volta dal 1995. Significa che il potere d’acquisto degli stipendi è sceso, e la dinamica sembra proseguita anche nel 2012.
Nel decennio far il 2000 e il 2010 le retribuzioni sono aumentate, in termini reali (ovvero al netto dell’inflazione) di 29 euro (uno stipendio di 1410 euro del 2000 è diventato di 1439 euro nel 2010).
Le donne sono state più penalizzate degli uomini, con busta paga aumentatadi soli 23 euro nel decennio, contro i 47 euro degli uomini.
Ancor più evidente la forbice fra Nord e Sud: retribuzioni aumentate di 37 euro nel settentrione e di 9 euro nel Mezzogiorno.
Il giro di boa, ovvero l’anno in cui al netto del costo della vita gli stipendi hanno iniziato a scendere, è stato il 2006.