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La Riforma del Lavoro vista dalle PMI italiane

di Barbara Weisz

Pubblicato 28 Giugno 2012
Aggiornato 29 Giugno 2012 09:49

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Le critiche delle PMI alla Riforma del Lavoro si concentrano su assunzioni, costi del lavoro e degli ammortizzatori sociali, diventati più onerosi: ecco tutte le reazioni dal mondo d'impresa.

Con l’approvazione della riforma del lavoro sono subito scattate le reazioni al testo definitivo del Ddl, e in gran parte si tratta di critiche dalle imprese su:

  • i pochi miglioramenti sulla flessibilità in uscita
  • la stretta sulla flessibilità in entrata
  • contributo finanziario per l’Aspi
  • la troppa burocrazia nei rapporti di lavoro
  • le poche misure a sostegno della crescita
  • aggravi per le imprese sui costi del lavoro

In chiaroscuro, invece, i giudizi su Partite IVA, Co.Co.Pro, contratti a termine, apprendistato,congedo parentale e dimissioni in bianco.

Confcommercio

Confcommercio sottolinea che la legge «non interviene a risolvere i nodi, tutti aperti, dello sviluppo e della crescita», perché «nonostante i miglioramenti apportati dal lavoro bipartisan svolto in Parlamento» restano «tratti fortemente critici» ovvero:

  • l’aggravio burocratico nella gestione dei rapporti di lavoro;
  • l’aggravio contributivo dei rinnovati ammortizzatori sociali;
  • le ambiguità interpretative degli interventi in materia di flessibilità in uscita;
  • la necessità e l’urgenza di ridurre il cuneo fiscale e contributivo sul costo del lavoro.

Confapi

Più diplomatica la reazione di Confapi, che si concentra su due aspetti: contratti e ammortizzatori sociali. Il presidente Paolo Galassi sottolinea che con la riforma «si apre una nuova stagione di confronto con il Governo sui temi che caratterizzano la vita dell’impresa e del mondo del lavoro» grazie all’occasione di «rimodulare le modalità di accesso al mercato del lavoro e ridefinire le politiche passive a sostegno di lavoratori e aziende in difficoltà».

Sugli ammortizzatori, e in particolare sui nuovi costi che le imprese dovranno sostenere Galassi va un po’ controcorrente rispetto ad altre sigle delle PMI, ritiene che la crisi imponga «politiche di rigore a cui non possono sottrarsi comparti storicamente esonerati dai versamenti di parte dei contributi per gli ammortizzatori sociali».

Ma dopo quest’apertura si inserisce una proposta, con una lancia spezzata a favore della bilateralità che rappresenta tradizionalmente una delle richieste delle PMI in sede di dibattito sulla riforma del lavoro: «La perequazione nel trattamento previdenziale impone a tutti di qualificare al meglio gli strumenti di servizio per lavoratori e imprese, considerando la bilateralità e la pariteticità come strumenti, non come obiettivi della partecipazione dei lavoratori e delle imprese. Confapi ha attivato da alcuni anni il confronto a livello interconfederale per dotare il sistema delle PMI di questi strumenti che vanno resi sempre più efficaci».

Ricordiamo che la riforma prevede l’aggravio contributivo sui contratti a termine e nuovi contributi in caso di licenziamento per finanziarie l’Aspi che pagano anche le PMI.

Cgia Mestre

Ancora sugli ammortizzatori si sofferma la Cgia di Mestre, con un’analisi articolata. «L’allargamento della platea degli  indennizzati è sicuramente un aspetto positivo di questa riforma» sottolinea il sgeretario dell’associazione, Giuseppe Bortolussi, secondo il quale però ci sono alcune «aree grigie» della riforma «che dovranno essere monitorate molto attentamente», come:

  • l’aumento del costo del lavoro degli occupati a tempo determinato,
  • le misure per contrastare le false partite IVA che rischiano di far scivolare nel sommerso migliaia e migliaia di lavoratori.

Sempre sugli ammortizzatori, la Cgia presenta anche alcune cifre, sulla base di stime della Banca d’Italia: la riforma, che estende la copertura economica ai senza lavoro di alcune categorie attualmente escluse (come gli apprendisti), consentirà di godere dell’indennità di disoccupazione ad almeno il 16% di persone in più che hanno perso l’occupazione. In termini assoluti, significa un’estensione delle tutele per quasi 150mila persone (precisamente 149.595).

Confindustria

Confindustria da tempo esprime forti perplessità su una riforma che nei giorni scorsi il presidente Giorgio Squinzi non ha esitato a definire «una boiata». Il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha già spiegato che cercherà di fargli cambiare idea, e lui risponde: «essendo uomo di dialogo, sono disposto ad ascoltare ma non credo riuscirà a convincermi. Cercherò di convincere il Ministro. Ci proverò».

Comunque, Squinzi ritiene che ora si debba «subito pensare a come migliorare la riforma», e la richiesta al Governo è quella di «rendere più flessibile il lavoro in Italia».

Già nei giorni scorsi Squinzi aveva espresso l’opinione che «la riforma «non ha migliorato la flessibilità in uscita, se non solo marginalmente, e ha peggiorato al flessibilità in entrata».