Fumata nera dopo la prima convocazione in Parlamento di Elsa Fornero, chiamata a rispondere degli errori di gestione sulla questione esodati (prima in Senato, poi alla Camera) e sulla guerra di cifre: il ministro del Lavoro ha negato tutto, dagli errori sulle stime a quelli sul decreto salvaguardati, che salva solo 65mila lavoratori lasciati senza stipendio né assegno previdenziale dopo la riforma delle pensioni.
Fornero in Senato
In Senato Fornero ha ribadito: «respingo con forza ogni insinuazione sul fatto che io abbia fornito informazioni non vere sul numero di lavoratori interessati o che abbia voluto sottrarre dati», riferendosi ai numeri INPS contraddittori rispetto a quelli del Governo.
Eppure sono proprio tutti a dire che i numeri della Fornero sono sballati: non solo l’INPS e i sindacati ma anche banche e la Fondazione studi dei Consulenti del Lavoro, secondo cui gli esodati sono 370mila (più o meno quanto i 390mila dell’INPS).
Sul numero degli esodati da salvare rimane dunque aperta la battaglia: nonostante da più parti si parli di quasi 400mila lavoratori, per Elsa Fornero ci sono margini per salvare – in un secondo momento – soltanto altri 55mila, dei quali 40mila in mobilità.
Gli esodati secondo i Consulenti del Lavoro
Nel 2011 ci sono stati oltre un milione e mezzo di lavoratori andati in cassa integrazione o in mobilità, e per individuare il numero dei potenziali esodati basta applicare i tassi di uscita incentivata dal lavoro (nell’industria il 14% dei lavoratori interessati dagli ammortizzatori sociali), a cui aggiungere i lavoratori nati dopo il 1946 che sono stati autorizzati alla prosecuzione volontaria dei contributi e che hanno un ultimo versamento contributivo prima del 6 dicembre 2011: circa 133mila persone.
In tutto, si arriva a quota 370mila. Il che, secondo il presidente della Fondazione, Rosario De Luca, «non lasci margini interpretativi» e impone «interventi immediati».
Esodati nelle banche
Solo nelle banche, gli esodati sono 20mila (ben più dei 17.710, salvaguardati dal Governo), compresi i lavoratori coperti da un Fondo di Solidarietà (banche, poste, ferrovie, monopoli).
Secondo le stime ABI risultano infatti 13mila i titolari di assegno straordinario del credito al 4 dicembre 2011 e circa 7mila i potenziali percettori di assegno da data successiva. La salvaguardia del decreto è dunque insufficiente a coprire il fabbisogno del settore. La situazione, spiega il responsabile della commissione sindacale, Francesco Micheli, «comporta gravi ripercussioni sia in ordine di attuazione dei piani di ristrutturazione aziendali sia per quanto concerne le tutele reddituali di soggetti privi, al momento, di forme di sostegno economico».
L’ABI sollecita anche l’attivazione presso l’INPS di procedure per gli ingressi al Fondo di solidarietà successivi al 4 dicembre 2011, tenendo conto che ci sono già state cessazione di rapporto di lavoro per circa 900-1000 persone, ma le domande sono state rigettate in attesa del decreto. Senza contare che l’innalzamento a 62 anni della permanenza nel fondo determina un nuovo aggravio economico per le imprese.
Proposta Ichino: salvare altri 25mila
A spezzare in parte una lancia a favore del ministro Fornero c’è solo il giuslavorista Pietro Ichino, secondo cui si dovrebbe allargare la platea a un massimo di altri 25mila esodati, lavoratori che hanno stipulato un accordo prima della fine del 2011 per la cessazione del lavoro dal 2012 in poi, con o senza assistenza di un fondo di solidarietà.
Per tutti gli altri – fra cui i lavoratori autorizzati ai versamenti volontari (122mila 750), quelli con oltre 53 anni che sono disoccupati (da anni che vanno dal 2009 al 2011) e che in generale non sarebbero andate in pensione prima del 2014-2015 – le soluzioni possono andare da un rinvio di ogni decisione (al prossimo anno, alla luce della situazione dei conti pubblici) all’estensione dei trattamenti di disoccupazione, o a misure per riportarli (attraverso sgravi fiscali, contributivi, contratti a tempo determinato) nel mondo del lavoro.
La questione resta dunque apertissima e rovente. E in gioco sembra esserci anche il futuro della riforma del lavoro: il nodo esodati resta infatti una questione attorno alla quale potrebbe giocarsi quella velocità di approvazione del testo sul lavoro chiesta a più riprese dal Governo negli ultimi giorni.