Conto alla rovescia per il ddl di riforma del lavoro, il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha ufficializzato che il testo definitivo è stato completato: «dal mio punto di vista è praticamente pronto» per essere portato al Quirinale, ha spiegato, aggiungendo che si attende solo l’ultima lettura e il placet del premier Mario Monti, appena tornato dalla Cina.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha confermato: dopo l’esame del progetto preparato dal ministro Fornero e altri membri del governo il premier «vedrà se è pronto per sottoporlo alla mia firma», che comunque «è soltanto di autorizzazione alla presentazione al Parlamento», dal momento che la riforma del lavoro «non è un decreto legge».
Iter della riforma del lavoro
Entro Pasqua avremo dunque il testo della riforma da sottoporre all‘iter parlamentare della legge, sulla cui durata è però difficile fare previsioni: il segretario del Pd Pierluigi Bersani ha espresso la speranza che almeno una delle due Camere riesca ad approvare la legge di riforma del lavoro entro le amministrative del 6 e 7 maggio.
Il cammino parlamentare di una riforma così importante come quella del mercato del lavoro – che ha richiesto una fase di negoziazione con le parti sociali iniziata nel gennaio scorso e proseguita per quasi tre mesi – si incrocia con una scadenza elettorale.
Articolo 18 e licenziamenti
Il dibattito con sindacati e imprese si è concluso senza l’accordo di tutti, soprattutto in merito ai licenziamenti: per cercare l’intesa, secondo le indiscrezioni si continua a lavorare a degli aggiustamenti per rendere più sostenibile per tutte le parti le modifiche all‘articolo 18. Cgil, Cisl e Uil, e il Pd sarebbero disponibili a un’intesa sul modello tedesco per i licenziamenti per motivi economici: possibilità del reintegro (a discrezione del giudice, in alternativa all’indennizzo) anche per i licenziamenti per giustificato motivo oggettivo (motivi economici, appunto).
Detto questo, il dibattito è molto fluido e nelle ultime ore l’ottimismo di Bersani per una possibile limatura che metta d’accordo tutti sembra essersi affievolito: «non c’è nessuna concreta novità sulla riforma del lavoro e in particolare sulla modifica dell’articolo 18». In effetti, si rincorrono le voci di cambiamenti in corso ma non ci sono certezze, anzi le dichiarazioni del Governo si limitano alle tempistiche e non offrono sponde in questo senso.
Ammortizzatori sociali
Quel che si conosce di certo è l’impianto generale della riforma, così come presentato lo scorso 23 marzo: le principali novità della riforma – confermate – riguardano gli ammortizzatori sociali, con l’introduzione dell’Aspi, assicurazione generale per l’impiego, che sostituisce la mobilità, mentre resta intatta la cassa integrazione.
Ai nuovi ammortizzatori contribuiranno tutte le imprese, con un contributo extra per i contratti a termine, che diventeranno più onerosi.
Apprendistato, precariato e donne
Tra le altre misure previste e, in generale apprezzate, l’apprendistato come canale preferenziale per l’accesso al mercato del lavoro da parte dei giovani, la stretta sul lavoro flessibile e la lotta al precariato, a partire dalle partite IVA, insieme ad un rafforzamento delle tutele per le mamme lavoratrici.
Dal mondo delle PMI arriva anche la posizione di Paolo Galassi, presidente di Confapi, secondo cui «lasciano frastornati l’eccesso di confusione e le voci discordanti sullo stato di avanzamento della riforma». Confapi sottolinea di aver accolto piuttosto positivamente la bozza Fornero «in particolare per l’introduzione di maggiore flessibilità attraverso misure che avvicinano la nostra normativa a quella degli altri paesi UE» e per il resto aspetta «di visionare i testi definitivi» nella speranza «che si continuino a perseguire i valori di equità annunciati dall’esecutivo fin dall’inizio del suo mandato».
Comunque, le certezze arriveranno solo quando il testo sarà pronto e firmato dal presidente della Repubblica per andare alle Camere.