Dal Gennaio di questo anno dovevano essere effettivi i cambiamenti nel sistema bancario dovuti all’accordo denominato Basilea 2, le Banche italiane hanno però fatto ricorso ad una norma che ha permesso loro di rinviare questa data di un anno: l’accordo, quindi, sarà effettivo a partire da Gennaio 2008.
In sintesi Basilea 2 è un insieme di “raccomandazioni” e regole che permetteranno di sviluppare in maniera più corretta il sistema del credito.
L’accordo permette, infatti, di realizzare una distinzione nel sistema bancario discriminando le banche che risultano meno efficienti, dal punto di vista operativo, e per far ciò prende in considerazione diversi fattori, fra tutti, quello per noi di maggiore interesse è la “qualità” dei debitori delle Banche stesse. Qualità intesa sia come solidità patrimoniale e finanziaria che come capacità di realizzare opportune strategie di business.
In pratica le Banche dovranno analizzare il profilo di rischio di ogni cliente ed in base a questo mettere da parte (accantonare) una somma che serve da assicurazione per i creditori della Banca e per l’intero sistema monetario.
Le conseguenze sui soggetti che avranno bisogno di un prestito sono immediate: la Banca per cautelarsi da un eccessivo accantonamento potrà intraprendere una serie di azioni, che per i soggetti meno virtuosi vanno dal cambiamento delle condizioni di affidamento alla sospensione della linea di credito.
Ad oggi sono stati pubblicati decine gli studi, realizzati soprattutto da enti di categoria, che hanno come scopo l’analisi dell’impatto di Basilea 2 sull’economia del nostro Paese, ma spesso i risultati che emergono sono diversi e in contraddizione tra loro.
L’unica cosa certa è che da qui a poco cambieranno le regole del gioco e chi non è pronto subirà le conseguenze del cambiamento a vantaggio di coloro che si saranno dimostrati più pronti.
Quello che vogliamo proporre, più che stime azzardate o una lista di effetti potenziali dell’entrata in vigore dell’accordo, è una serie di consigli pratici e semplici, per tentare di contribuire a creare maggior consapevolezza sul rapporto con le Banche e a realizzare un sistema di comunicazione più efficace.
I Gruppi bancari possono scegliere diversi modelli per valutare l’affidabilità dei propri clienti. Tra questi quello che si fa preferire è il modello basato sui rating interni, questo perchè un’analisi di questo tipo consente, a discapito di una maggiore complessità, una più specifica misurazione del rischio della controparte. Gli elementi e le variabili che permettono ad una Banca di sviluppare il giudizio di rating sono suddivisi in tre categorie:
- Quantitativi
- Qualitativi
- Comportamentali
Il primo punto da analizzare riguarda i parametri di solidità patrimoniale delle imprese.
Il patrimonio è una misura quantitativa definibile come la ricchezza, espressa in termini monetari, propria di un soggetto in un istante definito. é cioè un parametro legato ad un preciso istante di vita di un’impresa. L’analisi di questo parametro si basa su informazioni economiche e patrimoniali dell’impresa che le Banche possono estrapolare da una semplice analisi del bilancio.
Il bilancio fotografa l’andamento economico dell’impresa, e la sua analisi ha tuttora un ruolo primario per comprenderne la crescita.
Dall’analisi dei dati di bilancio scaturisce una valutazione sintetica dei profili di redditività, solidità patrimoniale e liquidità.
La redditività misura la capacità di creare valore, ovvero, di ripagare i capitali in essa investiti. La solidità patrimoniale è un indice che misura il valore di beni ed attività che caratterizzano l’Impresa e soprattutto permette di valutare il rapporto di indebitamento rispetto ai mezzi propri, vero tallone di Achille di molte PMI italiane . L’analisi sugli indici di liquidità, infine, consente di definire la capacità dell’azienda a realizzare condizioni di equilibrio economico-finanziario.
Spesso però la sola lettura del bilancio può essere penalizzante per un’Impresa.
Facciamo ad esempio il caso di una piccola azienda operante in un settore molto dinamico e con scarso ricorso ad investimenti in strutture o impianti produttivi (è il caso delle aziende che operano nel campo informatico o di quelle edili). L’imprenditore, spinto da valutazioni sull’evoluzione del mercato, decide di investire in ricerca o di migliorare l’assetto organizzativo della sua impresa, questo imprenditore investirà quindi parte degli utili in attività volte a migliorare il futuro della sua impresa.
Immagino che tutti saranno d’accordo con l’affermare il buon senso dell’imprenditore, il problema è che questa scelta “strategica” potrebbe portarlo ad un peggioramento del rating. Infatti il capitale investito in questo caso non può tornare in azienda nel breve periodo ed anzi, ad un’analisi superficiale del bilancio, un piano di questo tipo potrebbe presentare l’impresa come un soggetto che ha perso parte della sua solidità e liquidità.
Per ovviare a questa incomprensione c’è un’unica strada: la comunicazione.
Instaurare un rapporto di collaborazione con gli esperti delle Banche può evitare che imprese meritevoli vedano peggiorare le proprie condizioni di credito.
In particolare sarebbe opportuno stilare un piano di reporting a scadenze regolari (ad esempio semestrale) che contenga informazioni che riguardano, generalmente parlando, i seguenti fronti:
- caratteristiche personali dell’imprenditore e dei membri del management;
- dati sull’impresa, sul management, sulla tecnologia utilizzata, sulle politiche di mercato…;
- dati sull’andamento della redditività;
- composizione dell’attivo e del passivo;
- situazione finanziaria: esposizione totale, programmi a breve e medio termine;
- piani di investimento;
- qualità delle relazioni con la banca.
Queste informazioni abbracciano anche le altre due aree dell’analisi aziendale: l’analisi qualitativa e quella comportamentale. L’indagine su questi aspetti dell’azienda si sviluppa con strumenti diversi che vanno dall’elaborazione di appositi questionari all’analisi storica dei rapporti che legano la Banca con l’Impresa.
Come abbiamo cercato di spiegare col nostro esempio di prima, ci sono molte informazioni che non sono quasi mai desumibili dai dati di bilancio.
Si possono considerare, ad esempio, sintomi della qualità del cliente informazioni sul livello di tecnologia impiegata, sulla struttura produttiva, sull’efficienza organizzativa, sulle capacità strategiche…
Questi aspetti ricadono nella sfera dell’analisi qualitativa, ovvero, risultano variabili non misurabili direttamente, che analizzano aspetti interni all’azienda (le capacità dell’imprenditore e del management, la validità della struttura interna, le capacità di pianificazione, lo sviluppo strategico, etc.) o esterne come le analisi di mercato e settoriali.
Per quanto riguarda l’analisi comportamentale, vengono raccolte ed elaborate le informazioni “interne” alla banca e quelle provenienti da un sistema centralizzato di controllo chiamato Centrale Rischi.
In particolare, un cliente viene giudicato di bassa qualità quando nel suo rapporto con la Banca non rispetta una buona rotazione dell’affidamento concesso, fa un eccessivo uso del castelletto e va spesso in sconfino, ha un elevata percentuale di ritorno insoluti, scarsa puntualità nei pagamenti, etc.
È importante, quindi, che le aziende siano pronte a fornire, il prima possibile, bilanci corredati da dettagliate note integrative e relazioni, arricchiti da prospetti di sintesi e rendiconti finanziari, che contribuiscano a rendere più chiari e trasparenti i dati e le strategie aziendali.
Ovviamente un’azienda che presenta una situazione a rischio chiara e consolidata non potrà chiedere la luna, ma un’Impresa che si trova in una situazione di momentaneo affanno con le giuste strategie potrà trovare nelle Banche ottimi alleati per risollevare la china.
Presentare alla propria Banca, per esempio, un piano strategico e programmatico ben strutturato e chiaro farà diventare una futura proposta di finanziamento un “buon piano di investimento”.
La capacità di rendere disponibile le giuste informazioni per le Banche può essere, infatti, un sintomo di una solidità di fondo dell’impresa nonché della motivazione e della capacità professionale del cliente.