Verrebbe da dire che in questo dibattito sulla riforma del lavoro (tutte le novità sul tema) ci mancavano solo i fannulloni: questa volta ad animare i botta e riposta a distanza in attesa della prossima riunione del tavolo ministeriale, prevista per il 23 febbraio alle ore 18:00, è la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia che, parlando di articolo 18 e licenziamenti,ha dichiarato di volere un sindacato «che non protegga gli assenteisti cronici, i ladri e chi non lavora».
Come prevedibile, la pioggia di reazioni non si è fatta attendere: particolarmente aspre le critiche di Cgil, Cisl e Uil, ma anche le reazioni politiche. Insomma, un nuovo polverone, che segue quelli, recentissimi, provocati dalle dichiarazioni sulla monotonia del posto fisso (del premier, Mario Monti), o sui giovani mammoni (del ministero dell’Interno, Anna Maria Cancellieri). E che ricorda l’espressione “lanciata” meno recentemente, e in riferimento al solo settore pubblico, dell’ex ministro Renato Brunetta.
Anche in questo caso, all’abbondanza di reazioni si accompagna un sollevamento del popolo della rete, con Twitter e i social network che ospitano opinioni e battute di chi si appassiona a questi dibattiti.
Una fase mediatica, insomma, che si alterna ai momenti in cui il dibattito torna invece nella sede istituzionale, ovvero il tavolo ministeriale sulla riforma del lavoro, che domani 23 febbraio, fra l’altro, non affronterà ancora il nodo dell’articolo 18 (di cui si parlerà a marzo), ma che servirà a proseguire il discorso degli ammortizzatori sociali e forse anche a parlare di contratti.
Ma partiamo dalle polemiche, che comunque riguardano i punti maggiormente caldi di questa riforma. Marcegaglia ha inserito la dichiarazione sui sindacati in un discorso relativo all’articolo 18, spiegando che secondo Confindustria il reintegro deve restare per i casi discriminatori, ma le imprese devono poter licenziare «le persone che non fanno bene il loro mestiere».
La stessa Marcegagia, dopo le polemiche che sono seguite, ha subito precisato di non aver avuto nessun intento offensivo nei confronti dei sindacati. E per Alberto Bombassei, vicepresidente di Confindustria nonché fra i principali candidati alla presidenza di Viale dell’Atronomia, Marcegaglia ha usato toni «esagerati nella forma ma non nel contenuto».
I sindacati, nel frattempo, hanno però espresso tutta la loro contrarietà.
La segretaria della Cgil Susanna Camusso ha definito «offensiva» la posizione di Marcegagia, che secondo il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, dovrebbe «smentire queste affermazioni». Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, «occorre abbassare i toni e lavorare tutti per un accordo per il bene del paese» e comunque il sindacato non difende «né i fannulloni, i ladri o gli assenteisti cronici», ma «i lavoratori onesti che fanno il proprio dovere e che pretendono lo stesso rispetto dai loro datori di lavoro». Ancor più tagliante il commento del numero uno della Uil, Luigi Angeletti: «la Uil non protegge assenteisti cronici né ladri. Gli imprenditori possono dire altrettanto?».
Insomma, come si vede, botta e risposta a distanza senza esclusione di colpi, condito fra l’altro da molteplici critiche anche da parte di esponenti politici del centro sinistra.
E non è nemmeno l’unico spunto di dibattito: c’è anche la Cisl preoccupata dell’eventualità che il governo di fatto punti a rompere il tavolo e a fare la riforma senza l’accordo delle parti sociali. A cui in realtà il ministero controbatte che la volontà era e resta quella di arrivare a un accordo. E sul fronte politico, anche in seguito alla posizione espressa dal permier, Mario Monti, che ha ribadito la volontà di concludere entro fine marzo con o senza l’intesa con le parti, il segretario del Pd Luigi Bersani ha espresso una sorta di altolà, dicendo che in questo caso l’appoggio del suo partito non sarebbe scontato. Intanto, gli imprenditori annunciano la presentazione di un proprio documento sulla flessibilità da presentare al tavolo.