La possibile riforma dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori fa discutere in Italia: quante sono le aziende assoggettate alla sua disciplina e quanti i lavoratori?
La conformazione del tessuto imprenditoriale italiano consente di dipingere un quadro in cui solo il 3% delle imprese supera i 15 dipendenti, ma impiegando il 65,5% dei lavoratori.
Con riferimento all’applicazione dell’articolo 18 a tutela dei lavoratori, ciò significa che su circa 12 milioni di operai e impiegati presenti nel nostro Paese, quasi 7.800.000 sono dipendenti di aziende con più di 15 unità e quindi protetti dall’articolo stesso.
Sono i numeri offerti dalle stime elaborate dalla CGIA di Mestre: rispetto al totale di circa 5.250.000 imprese in Italia, 156.500 hanno più di 15 addetti.
Articolo 18: tra crisi e tutele
Si ricorda che l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, denominato “reintegrazione nel posto di lavoro”, disciplina le conseguenze in caso di licenziamento controverso, ad esempio effettuato senza comunicazione dei motivi, perché ritenuto ingiustificato o perché ritenuto discriminatorio.
Ad oggi, qualora la giustizia accertasse l’illegittimità del licenziamento per uno dei motivi indicati nella legge 604/1966, scatta la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro senza perdere l’anzianità di servizio e i diritti acquisiti col contratto in essere.
Inoltre consente, come alternativa per il lavoratore, di accettare un’indennità pari a 15 mensilità dell’ultimo stipendio.
La riforma agirebbe proprio per rendere più flessibili tali valutazioni, alla luce dello scenario di crisi attuale che attanaglia le imprese, sia le Pmi più piccole sia le famose 150mila con oltre 15 addetti.
Riforma articolo 18?
Il risultato dell’analisi della CGIA di Mestre rende disponibili dati molto significativi, che evidenziano la delicatezza delle eventuali modifiche normative di cui il Governo sta discutendo in questo periodo e che smentiscono le dichiarazioni secondo cui «solo una minoranza di lavoratori italiani fosse interessata dall’articolo 18», ha affermato lo stesso segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi.
Al contrario secondo gli ultimi dati forniti dall’ISTAT, in primo grado erano pendenti 8.651 “controversie” legate all’articolo 18, con un esito positivo per quasi il 50% dei casi.
La riforma dell’articolo 18 al vaglio del Governo, tuttavia, non dovrebbe tanto andare in direzione di una eliminazione delle tutele quanto piuttosto di una reinterpretazione della definizione di “giusta causa“: questo per consentire alle imprese in crisi che magari non possono più pagare i dipendenti di estendere la normativa sulla mobilità individuale ai licenziamenti.
Ma è ancora tutto da vedere.