Capitalizzare la formazione nelle Pmi

di Nicola Santangelo

Pubblicato 27 Luglio 2009
Aggiornato 24 Giugno 2013 12:34

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Offrire formazione interna ai propri dipendenti in azienda determina un valore aggiunto che compensa l'investimento. Tuttavia, per le Pmi esistono anche incentivi pubblici e soluzioni low-cost

Perchè investire in formazione

Porre attenzione alla formazione interna e al capitale umano è regola sempre più comune nelle imprese, con un impegno crescente confermato dalle rilevazioni ISTAT e ISFOL: dal 1999 al 2005 tale offerta è cresciuta dal 24% al 32%, con una partecipazione del 29% dei dipendenti italiani contro la media europea del 33%.

Non solo: si tende ormai a ridurre i “costi dell’ignoranza informatica” con investimenti mirati (dati AICA/SDA Bocconi), per colmare un gap che in Italia comporta un costo annuo di oltre 15 miliardi di euro.

La necessità di offrire formazione al personale è spesso legata a esigenze aziendali informatiche e tecnico-specialistiche, ma anche organizzative, contabili, gestionali, di sicurezza sul lavoro e salvaguardia della salute, vendita, marketing e lingue straniere.

Se da un lato l’impresa investe nella “capitalizzazione nei processi formativi” (in senso lato, poichè il paragrafo 69 dello IAS 38 prevede che le spese di formazione siano rilevate a conto economico nell’esercizio di sostenimento) dall’altro ne riceverà un valore aggiunto attraverso un incremento delle prestazioni delle risorse interne.

Purtroppo la propensione ad investire in Formazione è direttamente proporzionale alle dimensioni della società: il 25,6% delle piccole imprese contro il 96,7% delle grandi.

Le soluzioni possibili

In alcune occasioni a provvedere alla formazione del personale può intervenire il fornitore stesso. Molte software house, ad esempio, oltre a fornire il prodotto e l ‘ assistenza, provvedono anche a istruire il personale mettendolo nelle condizioni di poter lavorare in autonomia.

Nell’ottica di una razionalizzazione dei costi, le Pmi non dispongono di personale dedicato ma si avvalgono di collaboratori esterni, che determinano il livello medio di know-how e le relative competenze offrendo aggiornamento a costi ragionevoli.

Come si procede? Per prima cosa si identificare il ruolo svolto dalle figure da formare abbozzando una analisi delle competenze correnti e di quelle che l ‘ azienda si attende. Seguiranno colloqui individuali e collettivi e infine si procederà alla vera e propria istruzione in aula o presso l ‘ azienda stessa.

Oltre ai corsi esterni e quelli interni, però, esistono altre tipologie di formazione ampiamente accolte dalle imprese: convegni e seminari, training on the job e circoli di qualità.

Altre fonti di “apprendimento a basso costo” da non trascurare sono quelle autonome: dallo studio di manualistica specializzata alla costante lettura di quotidiani e riviste di settore, anche e soprattutto web attraverso la condivisione di informazioni, notizie e approfondimenti su specifici argomenti che, con una periodica consultazione, permettono una autoformazione non indifferente.

Anche senza acquisire complesse soluzioni, l’accesso strumenti come a forum, chat, email e videoconferenza contribuiscono ad arricchire l’esperienza formativa.

Attraverso le ICT, in reltà, anche l’e-learning è giunto in azienda, consentendo di accedere ai corsi di formazione senza costi logistici, ma solo quelli per gli specifici software LMS (Learning Management System) e in cui l’attività di studio viene tracciata da un software SCORM (Sharable Content Object Reference Model).

Fondi e incentivi

Le istituzioni in genere incentivano la formazione in azienda. Diverse Regioni italiane, infatti, finanziano interventi di formazione professionale volte a migliorare la capacità imprenditoriale e tecnico-operativa attraverso corsi di formazione, aggiornamento e qualificazione destinate agli imprenditori delle piccole e medie imprese.

Anche la Finanziaria 2008 ha previsto un bonus, per tutte le persone in cerca di prima occupazione, da spendere per la propria formazione professionale in relazione alle esigenze del mercato del lavoro.

A livello europeo esistono il CEDEFOP – agenzia che promuove lo sviluppo della formazione professionale – e l’ETF, fondazione europea per la formazione professionale con sede a Torino.

Il CEDEFOP, grazie a un team composto da referenti dei paesi membri, ha organizzato un servizio di controllo della documentazione e del patrimonio informativo per offrirlo alla propria utenza. Tramite la propria biblioteca offre molteplici servizi attraverso l’acquisizione da parte dei propri partner e la socializzazione di pubblicazioni.

Particolare importanza rivestono i fondi strutturali, strumenti finanziari della politica regionale dell’Unione Europea, il cui scopo è quello di equiparare i diversi livelli di sviluppo tra le regioni e tra gli Stati membri.

Fra i fondi strutturali si evidenzia l’FSE: il Fondo Sociale Europeo mira all’inserimento professionale di disoccupati e categorie sociali meno favorite finanziando azioni di formazione. Le imprese italiane possono ottenere maggiori informazioni contattando direttamente il Ministero del Lavoro – Politiche del Lavoro – Fondo Sociale Europeo Orientamento e Formazione Professionale al numero verde 800.196.196.

Dal punto di vista fiscale, l’articolo 10 del DPR 633/72 definisce “operazioni esenti ai fini IVA” le prestazioni didattiche, per la formazione, aggiornamento e riqualificazione professionale. Tuttavia la circolare n. 150 del 10.08.1984 ha precisato che i corsi di formazione svolti nei confronti di soggetti diversi dagli enti pubblici possono fruire del trattamento di esenzione IVA a condizione che siano eseguiti da istituti o scuole (tale definizione ha un valore meramente descrittivo – vedi risoluzione 77 del 28.05.2001) riconosciuti da pubbliche amministrazioni.