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Riforma del lavoro e mobilità: la roadmap del Governo

di Noemi Ricci

Pubblicato 30 Gennaio 2012
Aggiornato 10 Luglio 2017 16:37

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La roadmap Fornero - Monti sulla riforma del lavoro: tipologie di contratto; formazione permanente; flessibilità del mercato del lavoro; ammortizzatori sociali.

La riforma del lavoro verrà portata a termine dal ministro del Welfare Elsa Fornero entro marzo. Tra gli obiettivi centrali mobilità e flessibilità, a rivelarlo è il presidente del Consiglio, Mario Monti, anticipando la roadmap del Governo: non più cinque capitoli ma quattro tavoli su

  1. tipologie di contratto;
  2. formazione permanente;
  3.  flessibilità del mercato del lavoro;
  4. ammortizzatori sociali.
Fornero e Monti si preparano a definire la riforma del lavoro

E mentre l’Esecutivo lavora a uno dei passaggi ritenuti più insidiosi della propria “missione”, la riforma del lavoro appunto, si alimentano le tensioni tra il ministro del Lavoro e quello dello  Sviluppo economico, Corrado Passera, definito da Fornero troppo ottimista sulla crescita, perché «non esistono bacchette magiche».

Contrasti che però non distolgono Fornero e Monti dall’obiettivo che si sono posti per la riforma del mercato del lavoro: arrivare alla sua definizione prima che inizi la campagna per le amministrative, quindi entro marzo. E per chiudere in fretta è probabile che il ministro del Welfare rinunci alle modifiche sull’articolo 18, evitando nuove contestazioni soprattutto da parte di Cgil, Cisl e Uil.

Intanto tra mercoledì e giovedì prossimo Fornero incontrerà imprese e sindacati per trovare «un’intesa di alto profilo riformatore», ha rivelato il ministro dimostrando la propria determinazione per arrivare a definire una riforma che ritiene complessa ma «necessaria, anche in relazione ai nostri impegni con l’Europa».

L’approccio nei confronti delle parti sociali questa volta dovrebbe essere diverso da parte di Monti e Fornero: non verrà inviato alcun documento o proposta a sindacati e associazioni imprenditoriali, ma si procederà con uno spacchettamento dei temi in quattro “sotto-tavoli” e la trattativa sarà aperta. Si tratterà infatti di proporre delle misure e il Governo rimarrà aperto al dialogo, ascoltando le richieste di imprese e sindacati per arrivare ad una riforma del lavoro pienamente condivisa e di ampio respiro.

Me vediamo nel concreto quali saranno le misure allo studio nei quattro sotto-tavoli della riforma del lavoro.

Contratti

Primo punto: le tipologie di contratto. Attualmente in Italia esiste una giungla di 46 modelli contrattuali, si rende pertanto necessaria una semplificazione con una riduzione netta del numero delle tipologie contrattuali. Tra le ipotesi allo studio c’è il cosiddetto “contratto unico“, nelle sue diverse varianti. Ovviamente il contratto unico non potrà sostituire tutte le forme contattali esistenti, anche perché «non ha senso eliminarle tutte, comprese quelle che hanno dato buoni risultati», molto più utile invece  aggiornarle.

Focus poi sui contratti di apprendistato, per agevolare l’ingresso al mercato del lavoro per i giovani. Necessario un meccanismo più flessibile di quello previsto dalla riforma del lavoro del precedente Governo.

Formazione

Altro nodo cruciale per la riforma del lavoro è la diffusione nelle imprese della cultura della formazione continua e permanente dei propri lavoratori, portando all’abbandono di quel modello culturale che prevede l’acquisizione delle nozioni solo all’inizio del ciclo produttivo. Quindi le aziende devono incrementare la fetta di budget destinata alla formazione, soprattutto in vista dell’innalzamento dell’età pensionabile operato dalla recente riforma delle pensioni.

In più aziende e Stato devono poter garantire a chi perde il lavoro di potersi riconvertire e quindi di poter rientrare nel mercato del lavoro, anche in età avanzata.

Flessibilità

La flessibilità in entrata e in uscita dal mercato del lavoro è il punto più discusso della riforma, con particolare riferimento alla revisione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Ancora una volta Fornero ribadisce che flessibilità non significa non obbligare le aziende a rispettare i diritti dei lavoratori e allo stesso modo non implica l’abolizione dell’obbligo di reintegro per i lavoratori licenziati senza giusta causa.

Ammortizzatori sociali

Infine arriverà il tavolo sugli ammortizzatori sociali, ultimo in termini temporali ma non per importanza, visto che proprio questo tema rappresenta il cuore della riforma del lavoro.

La difficoltà vera è reperire le risorse per rafforzare l’assistenza ai lavoratori anche con strumenti come il salario minimo andando a sostituire quelli attualmente in vigore «non più adeguati ai tempi che stiamo vivendo». Ma fondi per gli ammortizzatori sociali allo stato attuale sembrano non essercene e quindi si andrà ad agire su quello che si può, cassa integrazione in prima fila.

Proprio sulla volontà del Governo di abbandonare una forma di tutela come la cassa integrazione la scorsa settimana si sono scatenate le ire di sindacati e imprese. Ma Fornero è decisa e incalza «bisogna cambiare, per migliorare», pur rinnovando la volontà di trovare con parti sociali soluzioni più efficaci e moderne; «nessuno sarà abbandonato al suo destino», ha ribadito.

Anche il premier Monti ha sottolineato l’importanza di una protezione nel mercato del lavoro «meno concentrata sul posto di lavoro e più sul lavoratore, quindi con una esigenza di mobilità nel tempo».