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Manager “a tempo”: un supporto all’innovazione – 2

di Paolo Di Somma

Pubblicato 29 Ottobre 2007
Aggiornato 24 Giugno 2013 12:37

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Il temporary management è uno strumento per la gestione dei momenti critici dell'impresa. Chi sono i manager a tempo, quando e per cosa conviene utilizzarli?

Di fronte a questa esigenza le strade che si possono intraprendere sono diverse e, al solito quando si parla di organizzazioni aziendali, non è possibile dire quale sia in assoluto la migliore. In alcune situazioni investire in formazione (sia per i dipendenti che per i manager) può essere la scelta giusta, altre volte bisogna “calare” nel sistema aziendale una figura estranea allo stesso.

Scegliendo la seconda strada, di sicuro più rapida, bisogna però scontrarsi con problemi economici ed organizzativi di un certo rilievo. Assicurarsi le prestazioni di un manager di alto profilo costa molto, e per tante azienda quel molto diventa un “troppo”. Un top manager rappresenta un investimento strategico e pesante (non solo dal punto di vista economico). Un manager, infatti, ha un monte ore di riferimento vicino alle 1900 ore/anno, a cui vanno aggiunti i vari optional e benefit che pesano sul bilancio aziendale, inoltre, spesso porta con se modi e caratteristiche, personali oltre che professionali, che si scontrano con la realtà aziendale e l’identità organizzativa.

Un ragionevole punto di equilibrio tra bisogno di managerialità, vincoli economici culturali ed organizzative, può essere rappresentato dall’utilizzo di manager a contratto.

Temporary management, manager a tempo, manager a progetto, manager a contratto sono tutte definizioni che caratterizzano la stessa scelta strategica: delegare, temporaneamente, a terzi la gestione di alcune funzioni aziendali o le attività di coaching della propria struttura manageriale.

Una definizione abbastanza precisa del Temporay Management è quella che lo identifica come «l’affidamento della gestione di un’area dell’impresa a manager altamente qualificati», questa pratica assolve diversi scopi: garantire continuità all’organizzazione, accrescere le competenze manageriali esistenti, risolvere le criticità, siano esse negative (riassestamento economico e finanziario) che positive (crescita, sviluppo di nuovo business). L’uso del termine “gestione” sta a sottolineare che il manager viene dotato di tutte le opportune leve (poteri e deleghe) necessari a lavorare in prima linea assumendo a pieno le responsabilità della posizione ricoperta.

Quanto al costo di questa scelta, il compenso di un manager a tempo è equivalente al costo “orario” di un dirigente di pari ruolo, aumentato di una quota tra il 20 ed il 30%. Bisogna considerare, però, che un paragone basato sul solo costo diretto è poco efficace, l’intervento del manager temporaneo è limitato ed il suo ingaggio non comprende voci extra e soprattutto non prevede alcuna buonuscita.

Il modo più corretto, quindi, con cui interpretare il ricorso ad un manager temporaneo in azienda è quello di cercare una strada alternativa, alla consulenza e alla dirigenza tradizionale, attraverso la quale, l’azienda può far proprie risorse, finalizzate sia ad accrescere il proprio know-how che a migliorare le proprie performance.