Con lo stop (non retroattivo) della Corte Costituzionale al blocco degli stipendi pubblici, il divario con le retribuzioni dei dipendenti privati è destinato a crescere ancora di più: pur perdendo potere d’acquisto, infatti, in senso assoluto gli stipendi pubblici erano e restano nettamente più alti. L’analisi è della CGIA di Mestre, che mette a confronto le retribuzioni medie lorde private e pubbliche, distanziate da una forbice di circa 2mila euro: nel 2014 si parla di un RAL medio di 32.315 euro contro 34.286.
=> Professioni meglio retribuite: la classifica
Blocco stipendi
I contratti pubblici sono fermi dal 2010 ma sul blocco dei rinnovi è ora intervenuta la sentenza della Corte Costituzionale, che lo ha definito illegittimo «con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza», attesa entro 20 giorni dal deposito (il 24 giugno), quindi intorno a metà luglio. Traduzione: non ci sarà il rimborso degli arretrati ma almeno si interrompe subito il blocco. In generale, spiega Giuseppe Bortolussi, segretario CGIA Mestre:
«il blocco degli stipendi adottato in questi anni ha penalizzato soprattutto le soglie retributive più basse», che negli ultimi 20 anni «sono cresciute molto meno dei livelli retributivi medio alti, senza che ciò abbia avuto degli effetti positivi sulla produttività e sull’efficienza dei funzionari pubblici».
=> Come leggere la busta paga: guida alle retribuzioni
Retribuzioni a confronto
Dal 1995 ad oggi la retribuzione media annua nel settore privato è passata da 19.147 euro a 32.315, apprezzandosi del 68,8%, mentre nel pubblico è salita da 20.295 euro a 34.286 (+68,9%). Come si vede, la progressione è quasi identica a causa del blocco dei rinnovi. L’andamento è dunque diverso se si considera la progressione 1995-2010: in questo caso, gli stipendi pubblici sono saliti del 70,8% contro il 58,9% del privato. Nei quattro anni 2010-2014, invece, le retribuzioni del settore pubblico sono scese dell’1,1%, mentre quelle del privato sono salite del 6,2%.
=> Retribuzioni e contributi per lavoratori dipendenti
Attenzione: anche nel pubblico si registrano stipendi aumentati dal 2010 al 2014, per la precisione per i dipendenti degli enti previdenziali (+2,2%), mentre la flessione più evidente riguarda le amministrazioni locali (-1,5%). Per quanto riguarda il privato, ad apprezzarsi maggiormente sono stati gli assegni del settore industria (+85% dal 1995 e + 9,9% analizzando solo l’andamento 2010-2014), seguiti da costruzioni (78% dal 1995 e + 7,8%)e servizi (55,8% dal 1995 e +3,2%).
=> Retribuzioni in Italia e contratti di lavoro: rapporto ISTAT
Occupazione
La CGIA di Mestre analizza anche l’andamento dell’occupazione: il dato generale 1995-2014 vede il numero di dipendenti del privato in aumento del 5%, mentre i lavoratori del pubblico sono diminuiti del 6,1%. La forbice in realtà si è ridotta dal 2010 in poi, periodo in cui il numero di lavoratori nel pubblico è sceso più velocemente (-5%, dal -1,2% degli anni 1995-2010), mentre nel privato c’è stata una drastica inversione di tendenza. Dal 1995 al 2010 il numero di dipendenti era aumentato di oltre il 10%, nei quattri anni successivi si è ridotto del 4,6%. In pratica, negli anni dal 2010 al 2014 l’andamento dell’occupazione nel pubblico e nel privato è stato molto simile, mentre negli anni precedenti i dipendenti pubblici erano diminuiti mentre quelli del privato crescevano.
Sono, con ogni probabilità, gli effetti della crisi, che ha provocato una perdita di posti di lavoro nel privato. Non a caso, il settore in cui l’andamento dell’occupazione segna la maggior discontinuità è quello delle costruzioni, uno dei più colpiti dalla recessione: i posti di lavoro erano saliti del 23,2% dal 1995 al 2010, e si sono drasticamente ridotti, del 27,6%, nei quattri anni successivi, portando il saldo complessivo dei 20 anni analizzati in negativo, a -10,8%. L’unico settore in cui, malgrado una evidente battuta d’arresto, l’occupazione è leggermente aumentata anche negli ultimi quattro anni è quello dei servizi, +0,3% (comunque i segni della crisi ci sono tutti anche qui, visto che negli anni precedenti il numero di lavoratori segnava invece un aumento superiore al 30%).
Altra considerazione interessante, relativa invece al pubblico, fra i diversi segmenti quello in cui l’occupazione è diminuita maggiormente è quello degli enti di previdenza, -21,6% fra il 1995 e il 2014, e -12,3% negli ultimi quattro anni. In termini assoluti, il settore privato continua ad avere una forza lavoro tripla rispetto al pubblico: nel 2014, erano 9mila 484 i dipendenti, contro i 3mila 334 del pubblico.