Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo nove anni di mandato, si è dimesso e mentre al Colle è partita la corsa all’incarico facciamo un bilancio traendo spunti di riflessione per imprese e imprenditori. Le dimissioni di Napolitano erano state ampiamente annunciate e attese dopo la fine del semestre europeo di presidenza italiana UE. E fino all’ultimo l’ormai ex Presidente della Repubblica ha voluto fornire degli stimoli al Paese parlando nel suo discorso di inizio anno della necessità di completare il cammino, intrapreso con difficoltà ma ormai iniziato, delle riforme istituzionali, sociali, ed economiche, riaffermare il primato della politica, combattere criminalità organizzata ed economia criminale e, forse soprattutto, puntare sulle eccellenze italiane.
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Dimissioni di Napolitano
Onori militari nel cortile d’onore del Quirinale, copia dello Stendardo presidenziale dal Comandante del Reggimento Corazzieri alla presenza del Consigliere militare, saluto ai più stretti collaboratori e infine Napolitano e la moglie Clio hanno lasciato il Colle. Ora, interim al presidente del Senato, Pietro Grasso, presidente della Repubblica supplente fino a quando non sarà eletto il successore dell’unico presidente rimasto al Quirinale per 9 anni. Un doppio mandato senza precedenti nella storia della Repubblica, per affrontare un periodo di crisi eccezionale.
Ringraziamento delle imprese
A salutare Napolitano, ringraziandolo per quanto fatto in questi anni, ci sono anche le aziende rappresentate da Rete Imprese Italia:
«Presidente, la ringraziamo per l’aiuto concreto che ha dato all’Italia», è il saluto di Daniele Vaccarino presidente di Rete Imprese Italia a Giorgio Napolitano: «è con un sentimento di profonda gratitudine e riconoscenza, che le organizzazioni che fanno parte di Rete Imprese Italia vogliono oggi esprimere un affettuoso saluto al Presidente Napolitano, un vero “uomo delle Istituzioni” che con un gesto ancora una volta di grande responsabilità ha inteso rimettere il suo mandato nell’interesse della Repubblica».«Le imprenditrici e gli imprenditori che noi rappresentiamo, e il Paese tutto, hanno potuto contare, nei nove anni della sua Presidenza, su una figura di altissimo profilo morale, equilibrio e saggezza, che ha aiutato concretamente l’Italia, in una fase particolarmente delicata della sua Storia recente. Egli ha garantito il mantenimento di una forte coesione sociale, nel perseguimento di quella unità nazionale che costituisce valore fondamentale sancito nella nostra Carta costituzionale», conclude il telegramma inviato a Napolitano.
Riforme istituzionali
Fra le tante lezioni che il presidente uscente ha lasciato agli italiani, forse è proprio quella determinata dal suo esempio e dal suo agire quella che maggiormente è utile sottolineare, anche per i risvolti che se ne possono trarre per il necessario rilancio dell’economia e quindi del Paese. La ripresa, lo sottolineano anche tutti i report degli imprenditori (da Confindustria alle PMI di Rete Imprese Italia), passa anche dalle riforme istituzionali, che devono ridare stabilità a un Paese che possa smettere di cambiare una legge elettorale a ogni fine legislatura e pensare invece a ridare certezza delle norme, fiducia nella istituzioni, lavoro.
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Napolitano, nell’aprile del 2013, aveva accettato un secondo mandato:
«In un momento di grave sbandamento e difficoltà post-elettorale», per «dare un Governo all’Italia, rendere possibile l’avvio della nuova legislatura e favorire un confronto più costruttivo tra opposti schieramenti politici».
A distanza di quasi due anni, però:
Sono stati «superati momenti di acuta tensione, imprevisti, alti e bassi nelle vicende di maggioranza e di Governo; si è in sostanza evitato di confermare quell’immagine di un’Italia instabile che tanto ci penalizza, e si è messo in moto, nonostante la rottura del febbraio scorso, l’annunciato, indispensabile processo di cambiamento».
Quindi, si torna alla normalità, e si può finalmente eleggere un nuovo Presidente della Repubblica, al quale Napolitano lascia un’eredità precisa:
«Dalla crisi mondiale in cui siamo precipitati almeno dal 2009, nemmeno nell’anno che oggi si chiude siamo riusciti a risollevarci» ha ammonito sempre nel formulare gli auguri di Capodanno agli italiani.
Ricetta anti-crisi di Napolitano
Ancora:
Oggi «tutti gli interventi pubblici messi in atto in Italia negli ultimi anni stentano a produrre effetti decisivi, che allevino il peso delle ristrettezze e delle nuove povertà per un così gran numero di famiglie e si traducano in prospettive di occupazione per masse di giovani tenuti fuori o ai margini del mercato del lavoro».
La ricetta per uscirne: un recupero di ragionata fiducia in noi stessi, affrontare su larghe basi unitarie le più gravi patologie di cui il nostro paese soffre, cominciando da criminalità organizzata, economia criminale, corruzione, puntare su «valori morali, valori di cultura e di solidarietà».
Il Presidente ha offerto esempi precisi: Fabiola Gianotti, nuovo direttore generale del Centro europeo per la Ricerca Nucleare a Ginevra, Samantha Cristoforetti, l’astronauta «che ci parla semplicemente, con modestia e professionalità, della ricerca scientifica in corso nello spazio», Fabrizio, «il medico di Emergency accorso in Sierra Leone per curare i colpiti dal virus Ebola anche a costo di esserne contagiato e rischiare la vita», Serena Petriucciolo, «ufficiale medico della Marina che sulla nave Etna ha aiutato – nella notte di Natale – una profuga nigeriana a dare alla luce la sua bimba», i marinai italiani «lanciatisi a soccorrere i passeggeri del traghetto in fiamme sulla rotta tra la Grecia e l’Italia».
Il «valore delle risorse umane di cui ci mostriamo dotati e di cui ci si dà atto internazionalmente», riassume Napolitano, che alla fine si appella a tutti gli italiani perché ce la mettano tutta «con passione, combattività e spirito di sacrificio», per «creare quel clima di consapevolezza e mobilitazione collettiva che animò la ricostruzione post-bellica e che rese possibile, senza soluzione di continuità, la grande trasformazione del paese per più di un decennio». Magari prendendo esempio da quei giovani che, pur in un momento in cui la disoccupazione giovanile raggiunge livello drammatici, «non restano inerti – dopo aver completato il loro ciclo di studi – nella condizione ingrata di senza lavoro, ma prendono iniziative, si associano in piccoli gruppi professionali per fare innovazione, creare, aprirsi una strada».
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Spirito d’impresa
Ecco, a bene vedere, questo si chiama spirito d’impresa. L’Italia è una delle potenze manifatturiere d’Europa e del mondo, esporta uno dei marchi di qualità cn la maggior riconoscibilità internazionale, il Made in Italy. Ed è una “Repubblica fondata sul lavoro“, recita l’articolo 1 della Costituzione. Ebbene, il presidente della Repubblica è il primo garante della Costituzione e dei suoi valori, e questo sarà il mandato del successore di Napolitano. Ma la lezione dell’impegno, della responsabilità, della fiducia e dell’eccellenza può essere uno spunto anche, e forse soprattutto, per coloro che il lavoro sono chiamati a “crearlo”, le imprese e gli imprenditori. (Fonte: il comunicato del Quirinale sulle dimissioni di Napolitano e il messaggio di Capodanno gli italiani).