Di pensioni anticipate non se ne parla proprio nella Legge di Stabilità, ma nel 2015 potrebbero arrivare novità sul fronte previdenziale, con “ritocchi” alla Riforma Fornero, anche in materia di opzione donna: a rilanciare l’ipotesi è il commissario straordinario INPS, Tiziano Treu, convinto che sia
«necessaria qualche forma di flessibilità» in uscita verso la pensione; «questo dovrebbe essere un impegno per l’anno prossimo».
Sostanzialmente, viene riproposta una posizione già espressa a più riprese, anche in sede di audizione alla commissione parlamentare per il controllo sulle attività degli enti previdenziali. Vediamo dunque sono le ipotesi più gettonate sul tavolo.
Il prestito previdenziale
E’ la proposta dello stesso Treu in base alla quale il lavoratore a tre anni dal raggiungimento dei requisiti per la pensione lascia il posto in anticipo, ricevendo dall’INPS un mini assegno fino alla maturazione dell’assegno pieno, che a quel punto verrà decurtato mensilmente della parte anticipata. In sostanza, una sorta di prestito al lavoratore, poi restituito nel corso degli anni con la pensione.
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C’è anche una sorta di variante: la cosiddetta proposta Giovannini, che prevede la possibilità di uscita anticipata per i lavoratori anziani, con l’azienda che però continua a pagare i contributi fino al raggiungimento della pensione. Anche in questo caso, il lavoratore percepisce un assegno INPS, poi da restituire quando matura i requisiti per la pensione piena (questa possibilità sarebbe destinata anche alle PMI).
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La proposta Damiano
Si tratta di una forma di pensione anticipata tradizionale, con un semplice taglio dell’assegno. Il requisiti di base per accedere a questa possibilità è il raggiungimento della quota 100, sommando anni di contributi ed età anagrafica (ad esempio, 38 anni di contributi e 62 anni di età). Si introduce in sostanza una sorta di finestra mobile, che permette di andare in pensione prima dei 66 anni (il requisito anagrafico attuale), purché siano sufficienti gli anni di contributi versati.
L’opzione donna
Si tratterebbe di annullare l’attuale interpretazione INPS della Riforma Pensioni Maroni (legge 243/2004), che consente alle donne con 35 anni di contributi e 57 anni di età per le dipendenti e 58 anni per le autonome, di scegliere la pensione anticipata accettando un assegno interamente definito con calcolo pensione contributivo (decurtato in media del 25-30%): la legge stabilisce che l’opzione possa essere esercitata fino al 31 dicembre 2015, mentre l’INPS (con la circolare 35/2012) ne ha ridotto l’applicazione stabilendo che la data di fine 2015 va interpretata tenendo conto anche della finestra mobile.
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Scadenze. Il risultato è che per le lavoratrici autonome il termine è già scaduto a fine maggio 2014 (18 mesi + 1), mentre per le dipendenti private (12 mesi +1) la scadenza è fine novembre 2014 e per le dipendenti pubbliche fine dicembre 2014. Contro l’interpretazione INPS c’è una class action avviata dal Comitato Opzione donna, oltre che un emendamento alla Legge di Stabilità (respinto) per ripristinare per tutte le donne la scadenza del dicembre 2015 Il capitolo resta aperto.