Un lavoratore su tre in Italia conosce forme di sofferenza o insicurezza occupazionale: l’ennesimo dato drammatico arriva da uno studio della UIL, che mostra come in sei anni di crisi, dal 2008 al 2013, in Italia siano stati persi circa un milione di posti di lavoro, di cui oltre la metà riguardano l’occupazione dipendente. E nel 2013 fra licenziamenti, precarietà, false Partite IVA, riduzioni di orario si contano circa 13 milioni di situazioni di instabilità. Vediamo nel dettaglio le principali evidenze del rapporto “NO PIL? No JOB” del Servizio Politiche Territoriali e del Lavoro del sindacato confederale, su dati ISTAT.
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Senza lavoro
Per la precisione, 4,2 milioni di persone hanno vissuto l’esperienza degli ammortizzatori sociali nel 2013 (cassa integrazione, mobilità, Aspi e mini Aspi), 1,5 milioni in più rispetto al 2008 con un aumento relativo del 57%. Le persone che stanno attivamente cercando un posto di lavoro sono 3,1 milioni, aumentate dell’83,8% (+1,4 milioni), mentre altri 1,8 milioni di lavoratori sono sfiduciati e hanno smesso di cercare lavoro.
Precarietà
Il ricorso al part-time involontario è salito del 70,1% e riguarda circa 500mila lavoratori. I dipendenti a termine sono 2,2 milioni, i contratti flessibili (collaborazioni, buoni lavoro, tirocini) che mascherano rapporti di lavoro dipendente oltre un milione, a cui si aggiungono circa 400mila Partite IVA nella stessa situazione.
Disoccupazione
I posti di lavoro persi sono un milione, il tasso di disoccupazione è passato dal 6,7% del 2008 al 12,2% nel 2013, per non parlare di quello giovanile, quasi raddoppiato al 40% dal 21,3% del 2008. Anche il lavoro dipendente è in sofferenza, innanzitutto sul fronte delle retribuzioni: il reddito medio del lavoro dipendente e assimilato è passato a 20.282 euro nel 2013 dai 19.640 euro del 2008 senza recuperare nemmeno l’inflazione, quindi con una perdita di potere d’acquisto.
Sud sempre più in crisi
Emerge infine un gap nella situazione occupazionale fra Nord e Sud: nel Mezzogiorno si registra un indice della sofferenza occupazionale di 31,6 punti, contro i 16,5 punti del Settentrione e gli 8,3 del Centro. Si tratta di un indice calcolato in base a parametri sintetizzabili in tre macro-aree: mercato del lavoro, ammortizzatori sociali, reddito medio da lavoro dipendente. Le province con una sofferenza lavorativa al di sopra della media nazionale sono 46 (in testa Vibo Valentia, Crotone, Benevento, Foggia, Napoli). Viceversa, le provincie italiane con il minor tasso di sofferenza occupazionale sono Milano, Prato, Parma, Reggio Emilia, Lodi.
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Ammortizzatori sociali
Intanto arrivano anche nuovi dati INPS sugli ammortizzatori sociali riferiti al giugno 2014: il numero di ore, pari a 74,5 milioni, ha registrato una diminuzione del 24,3% rispetto allo stesso mese del 2013 e un calo del 12,7% sul maggio 2014. Sono diminuite la cassa ordinaria e straordinaria, mentre quella in deroga è scesa a livello tendenziale ma aumentata rispetto al precedente mese 2014. Le domande di ammortizzatori sociali fra Aspi, mini Aspi, mobilità e disoccupazione sono state, nel maggio 2014, oltre 105mila, il 20,5% in meno rispetto allo stesso mese dell’anno scorso.
della UIL