APe Sociale per disoccupati dopo un contratto a tempo determinato, requisiti ridotti per le donne con figli, RITA (Rendita integrativa temporanea anticipata) strutturale: la Legge di Stabilità 2018 contiene nuove misure di Riforma Pensioni. Vediamo con precisione le principali novità inserite nella manovra approvata dal Consiglio dei Ministri lunedì 16 ottobre.
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APe a tempo determinato
Innanzitutto, le modifiche all’APe Sociale. Nella tipologia dei disoccupati ammessi al beneficio, sono stati inseriti anche coloro che hanno perso il lavoro per scadenza del contratto a termine, a condizione che il lavoratore, nei 3 anni precedenti la cessazione del rapporto di lavoro, abbia avuto periodi di lavoro dipendente per almeno 18 mesi.
Era una delle richieste nell’ambito del negoziato aperto con il Ministero. La Legge di Stabilità 2017 ammetteva soltanto i licenziati o i dimissionari peer giusta causa. Resta fermo, par di capire, l’ulteriore requisito previsto: il disoccupato deve aver terminato di percepire gli ammortizzatori sociali (NASpI o altri sussidi di disoccupazione spettanti) da almeno tre mesi. Un punto, questo, sul quale permangono difficoltà interpretative persino all’indomani della scadenza fissata per legge sul monitoraggio ufficiale delle domande di ammissione al beneficio 2017.
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APe Sociale donna
Altro elemento di flessibilità inserito nella Legge di Stabilità rispetto all’anticipo pensionistico riguarda le donne con figli, che potranno accedere al beneficio previdenziale con una contribuzione inferiore. In pratica, c’è uno sconto di sei mesi per figlio, fino a un massimo di due anni. Il requisito contributivo minimo per accedere all’APe Sociale, lo ricordiamo, è al momento pari a 30 anni di contributi oppure 36 nel caso degli addetti a mansioni gravose.
In base alla novità, questo requisito scenderebbe in relazione al numero dei figli, per cui ad esempio una lavoratrice madre con quattro figli può percepire l’APe sociale con 28 anni di contributi, se ricade in una delle tre tipologie che prevedono il requisito pieno dei 30 anni di contributi (disoccupati, caregiver, portatori di handicap), oppure con 34 anni di contributi nel caso in cui sia addetta a mansioni usuranti.
Beneficiari
In entrambi i casi le novità scattano dal 2018, quindi allargano la platea degli aventi diritto dal prossimo anno, senza applicarsi retroattivamente al 2017. Ricordiamo inoltre che, in base ai decreti attuativi sull’anticipo pensionistico, le domande per chi matura i requisiti nel 2018 (ultimo anno della sperimentazione) vanno presentate entro fine marzo.
RITA strutturale
Altra novità di Riforma pensioni in manovra, una maggior flessibilità sulla RITA, la rendita integrativa temporanea anticipata introdotta dalla manovra 2017 (comma 188). In primo luogo, la misura diventa strutturale (mentre la manovra dello scorso anno la introduceva in via sperimentale per il 2017 e 2018, come l’APe), e poi diventa più “semplice“. Non ci sono al momento dettagli precisi, ma con ogni probabilità si tratta dell’annunciata intenzione di slegare i requisiti previsti da quelli dell’APe, con la possibilità ad esempio di consentire l’accesso alla rendita anticipata anche se mancano più di tre anni e sette mesi alla pensione.
Come è noto, la RITA consiste di trasformare in rendita il capitale versato ai fondi di previdenza complementare. I requisiti sono – ad oggi – gli stessi previsti per l’accesso all’APe volontaria: 63 anni di età, 20 anni di contributi, un assegno pari ad almeno 1,4 volte il minimo, tre anni e sette mesi al massimo alla pensione di vecchiaia. Ebbene, con ogni probabilità è quest’ultimo punto che viene rivisto (si era parlato di portare il tetto a cinque anni).
In generale, l’obiettivo dovrebbe essere quello di ampliare la platea degli aventi diritto alla RITA, trasformandolo in una sorta di ammortizzatore sociale che il lavoratore si è autofinanziato nel corso della carriera lavorativa, e che gli consente di avere una rendita ad esempio nel caso in cui intervenga un evento di disoccupazione a ridosso dell’età pensionabile.
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Infine, sottolineiamo che non sono state inserite altre richieste che erano state poste dai sindacati nell’ambito del negoziato di Riforma Pensioni con il Governo, a partire dallo stop agli adeguamenti automatici delle aspettative di vita, che quindi continueranno a funzionare (prossimo scatto nel 2019). Non sembra che ci siano nemmeno le varie misure proposte per le future pensioni dei giovani.