Il riscatto della laurea ai fini pensionistici può essere chiesto da tutti i lavoratori iscritti alle gestioni INPS che abbiano già conseguito il titolo di studio e non siano già coperti da contribuzione nel periodo di frequentazione dell’università. Si possono riscattare solo gli anni previsti dalla durata ordinaria del corso di laurea, se lo studente è andato fuori corso non potrà riscattare gli anni in più che ci ha impiegato per laurearsi.
Tutti i dettagli sul riscatto della laurea presso le gestione INPS sono contenute in un approfondimento della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro del 19 settembre 2017. I riferimento normativi fondamentali per il riscatto della laurea sono il decreto legislativo 184/1997 e la legge 247/2007.
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Possono riscattare la laurea gli iscritti a tutte le gestioni INPS, purché il periodo di studi sia precedente a quello in cui è stata fondata la gestione previdenziale. Nel caso, ad esempio, della gestione separata, la frequentazione dell’università deve essere successiva al 31 marzo 1996. Il riscatto della laurea può essere chiesto anche da chi è già titolare di pensione. Naturalmente, se lo si chiede per anticipare la pensione di vecchiaia, l’operazione andrà fatta prima dell’età pensionabile perché gli anni siano poi conteggiabili ai fini della maturazione della pensione. Possono chiedere il riscatto dalla laurea anche i soggetti inoccupati.
Come detto, una regola fondamentale consiste nel fatto che i periodi di cui si chiede il riscatto non devono già essere coperti da contribuzione. Nel caso in cui, durante il corso di studi, ci sia stato un periodo limitato di lavoro durante il corso, ad esempio un impiego part-time, potrà essere chiesto il riscatto della laurea al netto dei periodi già coperti da contribuzione. Sono ammessi al riscatto tutti i titoli di laurea (vecchio ordinamento, laurea triennale, laurea magistrale, diplomi di specializzazione post-laurea, Accademia delle Arti e Conservatorio, dottorati di ricerca. Non sono inclusi, invece, i master universitari.
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Il riscatto della laurea è un’operazione onerosa, il cui costo dipende da diversi fattori: collocazione cronologica del periodo di studio (prima o dopo il 1995, e prima e dopo il 2011), e sistema di calcolo della pensione (contributivo o retributivo).
Se il periodo di riscatto è valutato con metodo retributivo, il calcolo si effettua in base al principio della riserva matematica. Molto in sintesi, si calcolano due diverse pensioni: quella senza riscatto, e quella che conteggia anche gli anni del corso di studi. La nuova pensione tiene conto di un beneficio corrispondente all’aumento delle settimane in quota A (media rivalutata degli ultimi 5 anni di contribuzione prima del pensionamento). Lo schema di calcolo: Pensione annua con riscatto – Pensione annua senza riscatto = Incremento pensionistico generato dal riscatto (Beneficio). Il beneficio pensionistico va a questo punto moltiplicato per un coefficiente attuariale legato a età, sesso e stato lavorativo del richiedente. Esempio: beneficio (calcolato in base allo schema sopra indicato) pari a 15mila 600 lordi annui. Coefficiente di un lavoratore di 63 anni pensionato pari a 16,68. Onere spettante: 260mila 200 euro.
Se invece il periodo di riscatto è valutato con il contributivo, il calcolo si effettua con il sistema a percentuale, che consiste nell’applicazione dell’aliquota contributiva in vigore al momento della domanda sull’imponibile previdenziale dello ultime 52 settimane. In pratica, si calcolano gli ultimi 12 mesi di contribuzione obbligatoria precedenti alla domanda di riscatto, si applica l’aliquota vigente (ad esempio, il 33% per l’Assicurazione generale obbligatoria), si calcola l’adeguamento per il periodo oggetto di riscatto. Esempio: retribuzione imponibile ultimi 12 mesi 40mila euro. Aliquota AGO 33%. Costo onere annuale 13mila 200 euro, per quattro anni di studi 52mila 800 euro.
Esiste infine uno specifico metodo di calcolo per gli inoccupati, che è analogo a quello che si effettua per chi ha la pensione contributiva (quindi, su base percentuale) prendendo come riferimento il minimale reddituale della Gestione Commercianti per l’anno della domanda di riscatto. Per esempio, il minimale 2017 è pari a 15.548, quindi l’onere di riscatto è di 5mila 130,84 euro per ogni anno.
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Come si vede, il riscatto della laurea è un’operazione piuttosto costosa. per cui è sempre opportuno fare bene tutti i calcoli sulla convenienza (in relazione al fatto che poi aumenta la pensione, piuttosto che si aggancia prima l’età pensionabile). C’è anche da tener presente il fattore fiscale: la spesa di riscatto è deducibile dal reddito. Infine, per coloro che hanno redditi da lavoro alti, ricordiamo che il datore di lavoro non applicherà più il cosiddetto massimale contributivo (100.324 euro nel 2017), con tutti gli effetti in termini di aumento delle trattenute previdenziali (e di costo del lavoro per l’impresa). Ricordiamo che è possibile pagare l’onere di riscatto in 120 rate spalmate in dieci anni, senza interessi.
Altri elementi che vanno considerati per prendere la decisione: nel caso in cui gli anni del corso di studio siano anteriori al 1995, il riscatto aumenta gli anni di pensione calcolati con il retributivo. Nel caso in cui questo comporti il superamento dei 18 anni di contributivi con il retributivo, l’intero assegno previdenziale verrà calcolato con il metodo retributivo.
Una considerazione interessante riguarda la nuova possibilità di cumulo contributi, che la Legge di Stabilità 2017 ha esteso anche alle casse private dei professionisti, allargandone il campo d’azione alla possibilità di maturare la pensione anticipata (prima si poteva usare solo per quella di vecchiaia). Ebbene, in questo caso i consulenti del lavoro consigliano di valutare in quale gestione chiedere il riscatto della laurea, sulla base dei costi previsti per l’operazione in ciascun ente previdenziale e del beneficio pensionistico.