Siglato il memorandum d’intesa sul reddito di inclusione (Rei) tra il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, l’Alleanza contro la povertà e il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti. Si tratta delle linee guida che definiscono i dettagli della nuova misura di contrasto alla povertà introdotta – in sostituzione di SIA, Carta Acquisti e ASDI – dal disegno di legge n. 2494, ovvero la Delega recante norme relative al contrasto della povertà, in termini di limiti di intervento e i requisiti per l’accesso al sussidio e di misure di supporto a livello territoriale e nazionale.
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Il documento, con riferimento al reddito da inclusione, si snoda in 7 punti che riguardano i criteri di accesso al beneficio, i criteri per stabilire la misura dello stesso, i meccanismi per evitare che si crei un disincentivo economico alla ricerca di occupazione e così via.
Tra i requisiti per l’accesso al reddito da inclusione, insieme all’ISEE di massimo 6.000 euro viene imposto anche un determinato reddito disponibile del nucleo familiare (ISR, la componente reddituale dell’ISEE), non inferiore a 3.000 euro, che tiene ad esempio conto dei costi di locazione sostenuti dalle famiglie o dello stato di povertà della famiglia, seppur proprietaria di immobile, per mancanza di redditi.
L’importo del beneficio sarà calcolato sulla differenza tra il reddito disponibile e la soglia di riferimento ISR, con soglie graduate in funzione della numerosità del nucleo familiare.
L’erogazione, che dovrebbe avvenire mediante card prepagata bimestralmente, andrà a coprire almeno il 70% di tale differenza, purché non si superi l’importo dell’assegno sociale mensilizzato (485 euro). Dall’importo ottenuto verranno poi sottratte le somme percepite dalle altre misure assistenziali percepite dal nucleo familiare, ad esclusione dell’indennità di accompagnamento.
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Per non disincentivare la ricerca di occupazione stabile, si sta studiando un meccanismo che consenta di mantenere il beneficio, anche se in misura ridotta, anche in caso di occupazione e di conseguente incremento del reddito al di sopra della soglia di accesso al beneficio.
Una parte (almeno il 15%) dei fondi, pari in totale a 1,8 miliardi di euro, sarà destinata ai Comuni per finanziare i servizi di inclusione, come il collocamento, i servizi di informazione, accesso ai servizi, percorsi di inserimento sociale e lavorativo. Verrà infine costituita una banca dati di buone pratiche.
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