Il decreto attuativo dell’APe Social contiene una serie di novità rispetto al testo della Riforma Pensioni in Legge di Bilancio: in primo luogo, come del resto aveva segnalato l’INPS nelle schede informative predisposte nello scorso mese di gennaio, c’è l’ulteriore requisito dei tre anni e sette mesi dal raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia. In pratica, si applica lo stesso criterio previsto per l’APe volontaria (per il quale, lo segnaliamo, si attende ancora il decreto attuativo).
A differenza dell’Ape volontaria, c’è la necessità di non lavorare più. Quindi, la richiesta di APe prevede dimissioni e contestuale domanda di pensione (alla data in cui si matura).
L’Ape social è un trattamento che consente di ritirarsi in anticipo, con almeno 63 anni di età e una serie di altri requisiti, accompagnando il lavoratore fino alla pensione di vecchiaia o, se raggiunta prima, alla pensione anticipata. Contrariamente all’APe di mercato (volontaria), è interamente a carico dello Stato, per cui non si restituiranno le somme erogate pagando le rate ventennali sulla pensione. Attenzione: l’APe Social può raggiungere al massimo 1500 euro. Sopra questa cifra si restituisce la differenza attraverso il meccanismo delle rate quando si matura la pensione (solo per la parte eccedente). Il trattamento è riconosciuto per 12 mensilità.
Le domande per chi raggiunge i requisiti APe Social nel corso del 2017 vanno presentate tra il primo maggio e il 30 giugno, mentre la finestra per il 2018 sarà il primo trimestre (primo gennaio – 31 marzo 2018).
Queste scadenze dovrebbero essere le stesse anche per l’APe volontaria, per il quale però si attende ancora il decreto attuativo: non si esclude, a questo punto, il rischio di una partenza ritardata.
Il decreto APe Social è stato firmato dal presidente del Consiglio il 18 aprile, dopo l’ultimo passaggio al Consiglio di Stato sarà in Gazzetta Ufficiale in tempo per il via il primo maggio.
Ecco i requisiti già noti: 63 anni di età, assegno pari ad almeno 1,4 volte il minimo (702 euro al mese) calcolato al momento in cui richiede l’APe, al massimo tre anni e sette mesi dal conseguimento della pensione di vecchiaia. Il requisito contributivo che cambia a seconda dei diversi profili di lavatori ammessi all’Ape sociale.
- Ci vogliono 30 anni di contributi per: disoccupati in seguito a licenziamento o dimissioni per giusta causa che abbiano terminato da almeno 3 mesi di percepire il sussidio di disoccupazione; caregiver che assistono coniuge o parente di primo grado convivente con handicap grave da almeno sei mesi; lavoratori con riduzione della capacità lavorativa pari al almeno il 74%.
- Ci vogliono 36 anni di contributi per i lavoratori addetti a mansioni gravose (elencate nella legge) o lavori usanti, da almeno sei anni nell’arco degli ultimi sette anni (con franchigia di 12 mesi).
=> Pensione APe: ridotti i requisiti
Ricordiamo che a partire dal mese di maggio è previsto, sul sito dell’INPS, un apposito servizio online che consente il calcolo APe di cui si ha diritto.