Le modifiche al Jobs Act, con la stretta sulla tracciabilità dei voucher lavoro, producono i primi risultati: a fine 2016 il numero di buoni per la retribuzione del lavoro accessorio è tornato in linea con i livelli 2015: la flessione, segnala l’INPS nel consueto rapporto sul precariato, è iniziata in ottobre. Le cifre precise: in dicembre sono stati venduti 11,5 milioni di voucher, poco più degli 11,4 milioni dello stesso mese dell’anno precedente.
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Nell’intero 2016 sono stati venduti 133,8 milioni di buoni lavoro, l’incremento rispetto all’ano precedente è pari a 23,9%. Attenzione: il boom prosegue da anni, il livello 2015 era già molto alto, e i voucher venduti negli ultimi mesi del 2016 pur registrando una significativa diminuzione restano sensibilmente più alti rispetto ai livelli dell’anno precedente. Nel 2014 erano stati venduti 68,5 milioni di voucher (anche qui, con un aumento notevole, quasi del 70%, sull’anno precedente), il 2015 ha segnato quasi un raddoppio, a quota 108 milioni, e il trend è proseguito nel 2016, con l’ulteriore incremento del 23,9%, raggiungendo in termini assoluti quota 133,8 milioni.
Ma da ottobre (mese di entrata in vigore del decreto correttivi Jobs Act che introduce i nuovi obblighi di tracciabilità), il trend si è invertito. Ad agosto l’incremento sullo stesse mese 2015 era stato pari al 32,8%, a settembre al 27,3%, a ottobre è stato limitato al 15%, a novembre si è ulteriormente ridotto (+6,8%), e a dicembre come detto è tornato sui livelli 2015 (+0,8%).
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Un’inversione di tendenza, quindi, che l’INPS segnala essere iniziata a metà ottobre. Il decreto correttivi Jobs Act è entrato in vigore l’8 ottobre, dunque i tempi coincidono: come è noto, ha stabilito nuovi obblighi di tracciabilità per cui i datori di lavoro devono comunicare, almeno 60 minuti prima dell’inizio della prestazione di lavoro, i dati del lavoratore e della prestazione (luogo, ora, durata). Obiettivo, combattere irregolarità nell’utilizzo dei voucher lavoro.
Ricordiamo che la legislazione sui voucher lavoro è cambiata a più riprese nel corso degli ultimi anni, ampliandone via via l’utilizzo: la Riforma del lavoro Fornero (legge 92/2012) e la legge 99/2013 hanno di fatto esteso l’applicazione dei voucher a tutti i settori di attività, e il Jobs Act, con il Dl 81/2015, ha alzato il tetto annuo di retribuzione possibile a 7mila euro (lasciando il limite dei 2mila euro per ciascun committente).
La Corte Costituzionale lo scorso 11 gennaio ha stabilito l’ammissibilità del referendum sui voucher lavoro promosso dalla CGIL, che prevede l’eliminazione dei voucher. Quindi, nella prossima primavera ci sarà il relativo referendum, a meno che nel frattempo non intervenga una nuova legge: ipotesi, quest’ultima, su cui si sta concentrando il dibattito, con diverse ipotesi di campo: abbassare i tetti di reddito, restringere l’utilizzo a determinate attività o tipologie di lavoratori.
INPS