Ha indagato il grado di soddisfazione in merito alla propria retribuzione, nonché la percezione sul coinvolgimento nelle decisioni aziendali e la consapevolezza del valore del proprio lavoro l’edizione 2016 di JP Salary Satisfaction Report.
In generale, i quasi 4.000 lavoratori dipendenti che hanno partecipato all’indagine svolta in forma anonima nel mese di novembre 2016 hanno dichiarato, in una scala da 0 a 10 (dove 5 è il valore “neutro”), di essere soddisfatti 3.8 del proprio lavoro. Un valore di poco più basso rispetto al 2015 (3.9). In più il 27% si dichiara fortemente insoddisfatto e solo il 3% rilascia un commento positivo.
=> Misurare il rendimento delle risorse umane
Tra coloro che si sono dichiarati maggiormente soddisfatti troviamo i dirigenti nelle imprese medio-grandi nel settore industriale al Nord, mentre i dipendenti inquadrati come quadri sono gli unici a mostrare una soddisfazione maggiore rispetto all’anno precedente. In crescita poi la soddisfazione fra i lavoratori del Sud e Isole e nel settore dell’industria. Non si rilevano invece sostanziali differenze con riferimento alla variabile della dimensione aziendale.
Il giudizio complessivo dei dipendenti intervistati in materia di equità interna i lavoratori dipendenti italiani soddisfatti è passato da 4.9 a 5.1, ma i dipendenti si dividono a metà tra chi ritiene di essere retribuito equamente rispetto ai propri colleghi e chi no. Nel terziario e all’interno dei servizi finanziari si registra il minor grado di percezione di equità interna. Relativamente al grado di equità esterna, ovvero del trattamento economico rispetto al mercato, questo è passato da 4.7 a 5.1, soprattutto grazie all’opinione dei lavoratori di aziende sotto i 50 dipendenti e del settore industriale.
Solo un terzo dei lavoratori ritiene di essere retribuito secondo il contributo fornito nel raggiungimento degli obiettivi aziendali assegnati (l’indice è passato da 3.7 a 3.9). Percezione che aumenta tra dirigenti e quadri, soprattutto del Nord, e che cresce con la presenza di un sistema di incentivazione formalizzato individuale. Anche la trasparenza e la chiarezza dei processi di riconoscimento del merito da parte dell’azienda sembrano essere percepita solo da dirigenti o lavoratori di grandi aziende del Nord e del Sud e Isole, nonché da chi percepisce una quota variabile basata sul raggiungimento degli obiettivi di performance.
La meritocrazia in azienda è presente secondo solo il 7% dei dipendenti, mentre quasi 2 su 5 (40%) sono in completo disaccordo. Qui l’indice sale con il diminuire della dimensione aziendale. A livello geografico la situazione peggiore si registra al Centro, a livello settoriale nel commercio e servizi. In generale l’indice è passato dal 3.8 del 2015 al 3.4 del 2016.
=> Motivazione delle Risorse Umane: i metodi pratici
Anche la sensazione di essere coinvolti nei processi decisionali aziendali è mediamente bassa, con un indice pari a 3.6. L’indice più elevato si registra fra i dirigenti e nelle aziende più piccole.
Nella scelta del lavoro gli italiani, oltre alla retribuzione fissa valutano attentamente la possibilità di sviluppo di carriera e la formazione professionale, la relazione positiva con i colleghi e il contenuto del lavoro. La retribuzione fissa è anche il principale motivo per il quale il 65% dei lavoratori cambierebbe il suo attuale lavoro, mentre uno su 3 lo ritiene un elemento di soddisfazione per il quale resterebbe in azienda.
A generare la maggiore insoddisfazione sono:
- il contenuto del lavoro svolto (32.3%);
- la mancata possibilità di uno sviluppo professionale in azienda e la mancata possibilità di far carriera (35.2%).
A generare la maggiore soddisfazione sono invece, indicati da circa 1/3 dei rispondenti:
- l’ambiente di lavoro;
- la capacità di generare work life balance;
- le relazioni interpersonali con gli altri dipendenti dell’organizzazione.
Il rapporto completo è disponibile gratuitamente sul sito JobPricing.