Riforma Pensioni nella Legge di Stabilità 2017: dopo i tavoli tecnici, si entra in fase di negoziato per arrivare in settembre alle misure per la flessibilità in uscita. Protagonisti della trattative: il ministero del lavoro, Giuliano Poletti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini e i segretari generali dei sindacati confederali, Susanna Camusso, Cgil, Annamaria Furlan, Cisl, e Carmelo Barbagallo, Uil. Obiettivo:
«trovare un quadro complessivo più o meno condiviso» come sottolinea Nannicini, che aggiunge: «il confronto sta procedendo bene perché stiamo entrando sui contenuti, e quando il dialogo si sviluppa sul dettaglio degli interventi è sempre uno scambio proficuo».
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Più prudente Camusso, che avverte:
«siamo lontani dalla risposta fondamentale che vorremmo, che è quella di una modifica strutturale della legge pensionistica e di un sistema che permetta di introdurre la flessibilità».
Il leader Uil, Barbagallo, vede positivamente il fatto che ci siano «spunti positivi da approfondire», e «la volontà positiva di affrontare tematiche complesse». In attesa dei nuovi sviluppi del confronto, vediamo quali sono i temi al centro del tavolo governo-sindacati.
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L’APE, anticipo pensionistico, è sicuramente il piatto forte della Riforma Pensioni allo studio. La proposta del governo prevede la possibilità di ritirarsi con tre anni di anticipo sull’età pensionabile, con un trattamento (l’APE), che rappresenta un anticipo sulla pensione. E’ finanziato dal privato (le banche), con un meccanismo da mettere a punto nei dettagli ma che prevede anche assicurazioni contro il rischio di decesso del pensionato prima della restituzione del prestito, è erogato dall’INPS, l’istituto nazionale di previdenza.
La restituzione avviene in 20 anni, ed è annunciato un meccanismo di detrazioni fiscali che alleggerisce il peso della rete per le fasce più deboli, fino ad azzerarle. Ci sono poi una serie di ulteriori opzioni: il trattamento per i disoccupati di lunga durata non sarebbe a carico delle banche ma del privato, mentre nel caso in cui il prepensionamento sia provocato da una crisi aziendali con conseguenti procedure di esodo, il finanziamento spetterebbe alle imprese.
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I sindacati, nell’attesa di esprimersi nel merito delle singole misure dell’anticipo pensionistico, hanno formulato una serie di richieste ulteriori: possibilità di pensione anticipata per i lavoratori precoci, carriere discontinue, lavori usuranti. Si è parlato di un’ipotesi allo studio di bonus contributivo per i lavoratori precoci pari a quattro o sei mesi per ogni anno di lavoro fra i 14 e i 18 anni. Si parla anche di una revisione del sistema di adeguamento alle speranze di vita, che potrebbe scattare non più ogni due anni (dal 2019), ma con intervalli maggiori, e la previsione di non applicare nessun adeguamento in presenza di anzianità contributive elevate. Infine, si parla di proroga dell’Opzione Donna e novità sul fronte delle ricongiunzioni dei contributi.