A lanciare il dibattito è stato il premier, Matteo Renzi, che nel corso del botta e risposta con i cittadini sui social network dello scorso 5 aprile ha anticipato l’ipotesi di un provvedimento per concedere il bonus di 80 euro al mese anche ai pensionati che percepiscono l’assegno minimo: il ministro del Lavoro Giuliano Poletti tuttavia frena, sottolineando la necessità di rispettare la compatibilità con i conti pubblici, in linea con altre dichiarazioni di esponenti del Governo, mentre i sindacati temono l’ennesimo annuncio senza seguito.
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Il bonus di 80 euro è stato introdotto nel 2014, poi diventato strutturale nel 2015: si tratta di una defiscalizzazione riconosciuta a lavoratori dipendenti e assimilati, pari a 960 euro per i redditi fino a 24mila euro lordi, scendendo progressivamente fino ad azzerarsi a quota 26mila euro. Renzi ha dichiarato l’intenzione di riconoscere il bonus anche a chi percepisce la pensione minima ma è rimasto prudente sul fronte delle coperture: l’Esecutivo deve prima valutare se ci sono i margini di bilancio per portarla avanti. Ed è proprio su questo aspetto che si concentra le posizione di altri esponenti del Governo.
Il ministro Poletti si dichiara d’accordo con il presidente del Consiglio sull’opportunità della misura, ricordando che il tema è sul tavolo «da quando si decise il bonus degli 80 euro ai lavoratori due anni fa», ma avverte che la questione va affrontata all’interno della Legge di Stabilità, per l’«ovvia esigenza di compatibilità rispetto all’utilizzo delle risorse». Poletti si definisce favorevole «al fatto che anche le pensioni più basse abbiano un loro adeguamento» ma restando all’interno di un «contesto generale di equilibrio della nostra economia e del nostro bilancio».
Una posizione simile è espressa dal vicesegretario dell’Economia, Enrico Zanetti, che però è più critico nei confronti del premier:
«aumentare le pensioni minime è uno dei desideri non solo di questo Governo, ma anche dei precedenti», ma «è chiaro che bisogna darsi delle priorità», per evitare di affiancare a un «esasperato populismo di opposizione, un populismo di Governo di cui non abbiamo bisogno».
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e consigliere economico di Matteo Renzi, Tommaso , ritiene che il tema degli 80 euro ai pensionati sia da approfondire, ma non prevede tempi brevi:
«si tratta di alcuni accorgimenti per il sostegno delle pensioni basse e sarà fatto da qui alla fine della legislatura», quindi entro il 2018.
E proprio sulla questione relativa ai tempi si inseriscono le critiche dei sindacati.
Susanna Camusso, segretario della Cgil, ironizza: «lo mettiamo nel capitolo annunci o nel capitolo siamo in difficoltà?». Più articolata l’analisi di Annamaria Furlan, numero 1 della Cisl, che rivendica la paternità della proposta, fra l’altro non riservata ai soli pensionati al minimo ma a una platea più ampia, e a sua volta chiede uno stop agli annunci: «il Governo apra subito un confronto con il sindacato per discutere di come contro-riformare la legge Fornero: non abbiamo più bisogno di parole, ma attendiamo fatti concreti». Sulla stessa linea, il leader della Uil, Carmelo Barbagallo: «le chiacchiere stanno a zero. Bisogna estendere il bonus di 80 euro e renderlo strutturale per tutti i pensionati».
In generale, i sindacati chiedono un confronto esteso all’intero sistema previdenziale, per una riforma pensioni che superi i rigidi paletti in tema di flessibilità in uscita. Il tema è da anni al centro del dibattito, ci sono stati diversi interventi correttivi (anche in Legge di Stabilità), ma la riforma complessiva non è ancora stata affrontata e i tempi non sembrano vicinissimi.