La bassa inflazione degli ultimi anni fa scendere per la prima volta il tasso di rivalutazione delle pensioni, i pensionati nel 2016 dovranno restituire uno 0,1% di adeguamento. Il motivo: la rivalutazione delle pensioni nel 2016 sarà pari a zero, e lo 0,1% da restituire è determinato dalla differenza fra inflazione programmata e reale 2015. Lo prevede il decreto 19 novembre 2015 del ministero dell’Economia, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dello scorso 1° dicembre. L’inflazione reale nel 2105 è stata più bassa di quella prevista, quindi la percentuale di perequazione delle pensioni applicata lo scorso anno, pari allo 0,3%, scende allo 0,2%. Per il 2016, invece, si applica una rivalutazione pari a zero.
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Si tratta del decreto con cui tutti gli anni il ministero fissa le percentuali di rivalutazione delle pensioni sulla base dell’inflazione. Il decreto dell’anno scorso prevedeva, per il 2015, un tasso provvisorio dello 0,3%, mentre ora viene stabilito quello definitivo, che è dello 0,2%. Quello provvisorio per il 2016, invece, è pari a zero. Quindi, gli assegni dei pensionati nel 2016 verranno abbassati dello 0,1% incassato in più lo scorso anno, mentre non si applicherà nessuna indicizzazione ulteriore perché il tasso provvisorio 2016 è pari a 0.
Si tratta del meccanismo previsto dall’articolo 11, comma 1, del decreto legislativo 503/1992, per cui ogni anno viene stabilito il tasso di rivalutazione degli assegni previdenziali dell’anno successivo in base all’inflazione programmata, e viene contemporaneamente adeguato all’inflazione reale quello stimato precedentemente. In base a questo sistema, vengono quindi rideterminate le pensioni, che per la prima volta dal ’95 vengono abbassate.
Anche l’anno scorso l’inflazione reale era stata più bassa del previsto facendo scendere il tasso di perequazione di uno 0,1%, ma quello provvisorio per il 2015 era appunto dello 0,3%, quindi di fatto gli assegni, pur in presenza in un indice dei prezzi al ribasso, si erano rivalutate di uno 0,2%. Nel 2015, invece, la combinazione fra la percentuale di variazione 2015 più bassa del previsto e quella per il 2016 pari a 0, comporta un abbassamento dello 0,1% che verrà appunto recuperato sugli assegni 2016.
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Ricordiamo che un problema simile si è posto anche in relazione alla rivalutazione dei montanti contributivi, per cui il Governo con il Dl 65/2015 ha stabilito che il relativo coefficiente, in presenza di cicli economici negativi, non può comunque essere inferiore a uno. Si tratta del decreto con cui il Governo ha recepito la sentenza della Corte Costituzionale sul no al blocco indicizzazione dei trattamenti superiori a tre volte il minimo stabilendo la restituzione parziale del pregresso.