Per le Partite IVA aliquota congelata per l’intero 2016 dalla Legge di Stabilità, mentre gli altri Autonomi pagano sempre più cara la propria pensione: le aliquote contributive della Gestione Separata INPS salgono al 31,7%, proseguendo il rialzo progressivo che le porterà al 33% nel 2018, stesso livello contributivo dei dipendenti. L’obiettivo del Legislatore, con la Riforma del Lavoro Fornero-Monti (n. 92/2012) è quello di disincentivare il lavoro precario in favore di quello stabile.
Ma vediamo nel dettaglio come cambiano le aliquote per la pensione di questi lavoratori.
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Partite IVA
I collaboratori a partite IVA versano nel 2016 contributi ai fini pensionistici con aliquota del 27,72%, beneficiando del blocco concesso dalla nuova manovra finanziaria.
Tali lavoratori, dunque, per il secondo anno consecutivo godono di una tregua all’aumento del tasso: già il Milleproroghe 2015 aveva rimandato l’incremento dell’aliquota previsto dalla Legge di Stabilità per tutti gli Autonomi.
=> Partite IVA in Gestione Separata: blocco contributi INPS
Altri Autonomi
Se è vero che l’obiettivo della Riforma Fornero è di uniformare nel 2018 l’aliquota per la Gestione Separata INPS al 33%, in realtà, il contributo sarà del 33,75%, perché bisogna aggiungervi lo 0,72% per il fondo maternità e assegni familiari. L’aliquota è progressivamente passata dal 27,72% al 28,72% nel 2014 e al 30,7% nel 2015.
In base a quanto previsto dalla Legge di Stabilità 2016, l’aliquota contributiva dei lavoratori autonomi non titolari di partita IVA sale al 31,72%, di cui il 10,57% a suo carico e il 21,15% a carico del committente, entro il massimale di 100.525 euro. Se il professionista è già scritto a un altro fondo previdenziale obbligatorio, paga il 24%, di cui l’8% a suo carico e il 18% a carico del committente, sempre entro il massimale di 100.525 euro. Il titoalre di partita IVA come detto, continuerà a pagare il 27,72%, con la possibilità di addebitare al committente il 4%.