I quotidiani riposi per allattamento, diritto della lavoratrice madre nel primo anno di vita del figlio, sono permessi facoltativi da richiedere e non un obbligo automatico dell’impresa nei confronti della dipendente: quest’ultima può usufruirne o meno, senza che la rinuncia comporti per il datore di lavoro il pagamento di sanzioni. Lo chiarisce il ministero del Lavoro rispondendo a un interpello, su questi permessi regolamentati dall’articolo 39 del Dlgs 151/2001 (testo unico a sostegno di maternità e paternità).
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«Il datore di lavoro deve consentire alle lavoratrici madri, durante il primo anno di vita del bambino, due periodi di riposo, anche cumulabili durante la giornata. Il riposo è uno solo quando l’orario giornaliero di lavoro è inferiore a sei ore».
Così recita la legge. La corretta interpretazione del Ministero è che il diritto a fruire dei riposi ha carattere potestativo, cioè è un diritto della lavoratrice madre, a cui corrisponde dal lato del datore di lavoro una posizione giuridica passiva di soggezione e non di obbligo. In parole semplici, il datore di lavoro deve consentire alla madre la fruizione dei permessi per allattamento davanti a esplicita richiesta (non può opporsi). Ma non c’è alcun un obbligo, diversamente da quanto previsto per l’astensione di maternità.
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La lavoratrice madre può scegliere se esercitare o meno il proprio diritto ai riposi per allattamento. Nell’ipotesi in cui chieda i permessi facoltativi e il datore di lavoro non ne consenta il godimento, scattano invece le sanzioni previste dall’articolo 46 del Testo Unico sulla maternità e paternità.
Se è la lavoratrice a non voler utilizzare i permessi, e quindi a non richiederli, allora non scatta nessuna sanzione. Questo principio si applica anche alla lavoratrice che in un primo momento ha chiesto i riposi facoltativi ma poi rinuncia ai permessi in un secondo tempo, in modo spontaneo e per proprie esigenze, anche sono parzialmente. In pratica, può scegliere di non usufruire di alcune giornate senza che scatti nessuna violazione e nessuna sanzione. Il ministero sottolinea infine che:
«resta ferma la possibilità, da parte degli organi di vigilanza, di effettuare eventuali verifiche sulla spontaneità della rinuncia» a usufruire dei permessi allattamento, che deve quindi essere «giustificata da ragioni che rispondano in modo inequivocabile ad un interesse della lavoratrice (come la frequenza di un corso di formazione, impossibilità di rientrare in casa in ragione di uno sciopero dei mezzi pubblici)».
Ricordiamo brevemente che i riposi per allattamento sono di un’ora ciascuno, sono considerati ore lavorative agli effetti della durata e della retribuzione del lavoro, comportano il diritto della donna a uscire dall’azienda. I due riposi sono cumulabili, quindi la lavoratrice può uscire due ore prima. Se il bambino va all’asilo nido o in un’altra struttura per l’infanzia, istituita dal datore di lavoro nell’unità produttiva o nelle immediate vicinanze, i due riposi sono di mezz’ora ciascuno. Se infine l’orario di lavoro è inferiore sei ore al giorno, è previsto un solo riposo di un’ora.
ministero del Lavoro