Le misure contenute nel capitolo previdenziale della Legge di Bilancio 2025 pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed in vigore dal 1° gennaio rivelano la scelta di Governo di non rompere ancora con il passato, muovendosi tra continuità e adeguamenti minimi.
Novità importanti riguardano la rivalutazione degli assegni, con il ritorno alla perequazione automatica, ed il potenziamento degli incentivi per chi rinuncia a lasciare il lavoro. Se però non si assiste ancora una riforma delle pensioni organica, vengono comunque introdotte piccole modifiche per incentivare la permanenza al lavoro e garantire un sostegno alle fasce più deboli.
- Il futuro delle pensioni: conferme e nuove misure per il 2025
- Tutti i requisiti per la pensione 2025, formula per formula
- Decorrenza pensione: finestre mobili 2025
- Rivalutazioni pensioni: aumenti 2025 fascia per fascia
- Pensioni di invalidità 2025: importi e novità
- Assegno sociale e trattamento minimo INPS nel 2025
- Incentivi per chi resta al lavoro
Il futuro delle pensioni: conferme e nuove misure per il 2025
La Manovra 2025 introduce alcune modifiche al sistema pensionistico, pur confermando le misure attualmente in vigore. Sebbene non si assista a un superamento della Legge Fornero (nè ad un suo pieno ritorno), restano comunque valide ancora per un anni Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna.
Da segnalare che è ancora attesa la proposta del CNEL su cui il governo dovrebbe imbastire la riforma delle pensioni, in forma di legge a sè rispetto alla Manovra.
Strumenti per l’uscita anticipata
Quota 103, APE Sociale e Opzione Donna rimangono i cardini per il pensionamento anticipato fuori dalle formule ordinarie.
Quota 103 permette la pensione a 62 anni con almeno 41 anni di contributi, l’APE Sociale prevede l’uscita anticipata a 63 anni per determinate categorie con 30 anni di contributi e l’Opzione Donna il pensionamento a con almeno 35 anni di contributi e 61 anni entro il 31 dicembre 2024, con riduzione di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due anni (quindi, 59 anni con due o più figli).
Per la pensione anticipata ordinaria viene introdotto un’agevolazione per madri con quattro figli o più. Per le lavoratrici, di contro, viene eliminato il limite massimo di 12 mesi per lo sconto sull’età pensionabile legato al numero di figli.
Tutti i requisiti per la pensione 2025, formula per formula
Nel 2025 restano sostanzialmente invariate le attuali formule per l’uscita ordinaria e anticipata (vecchia o anzianità), per specifiche categorie svantaggiate o fragili e per chi cerca la flessibilità in uscita (lasciando prima il lavoro a scapito di una penalizzazione sull’assegno).
Pensione di vecchiaia ordinaria
- Requisiti: 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi versati.
Pensione anticipata ordinaria
- Uomini: 42 anni e 10 mesi di contributi.
- Donne: 41 anni e 10 mesi di contributi.
Quota 103
- Requisiti: 62 anni di età e 41 anni di contributi.
- NB: questa misura, prorogata per il 2025, prevede un tetto all’importo dell’assegno fino al raggiungimento dei 67 anni.
Opzione Donna
- Requisiti: 61 anni entro il 31 dicembre 2024 con riduzione di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due (quindi, 59 anni con due o più figli) ed almeno 35 anni di contributi.
- NB: riservata solo ad alcune lavoratrici, consente un calcolo dell’assegno interamente contributivo.
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Beneficiarie
- Caregiver: lavoratrici che assistono, da almeno sei mesi, un familiare convivente con disabilità grave ai sensi della Legge 104/1992.
- Invalide: lavoratrici con una riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%, certificata dalle commissioni mediche competenti.
- Dipendenti di Aziende in Crisi: lavoratrici licenziate o dipendenti di imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso il Ministero competente.
APE Sociale
- Requisiti: 63 anni di età e almeno 30 anni di contributi (36 per lavori gravosi).
- NB: riservata a categorie specifiche come disoccupati, caregiver, invalidi e addetti a lavori gravosi.
Lavori usuranti
- Requisiti: 61 anni e 7 mesi di età, 35 anni di contributi e raggiungimento di quota 97,6 (somma di età e contributi).
Come si vede, Quota 103, APE Sociale e Opzione Donna sono state prorogate per il 2025 mantenendo invariati i requisiti rispetto all’anno precedente. Anche i requisiti per la pensione di vecchiaia e per quella anticipata non hanno subito scatti dovuti ad eventuali incrementi delle aspettative di vita.
Decorrenza pensione: finestre mobili 2025
Le “finestre mobili” rappresentano il periodo che intercorre tra la maturazione dei requisiti per la pensione e l’effettiva erogazione dell’assegno pensionistico. Questo meccanismo è stato introdotto per contenere la spesa pensionistica, posticipando il pagamento della pensione rispetto al momento in cui si raggiungono i requisiti necessari.
Per il 2025, sono previste alcune modifiche alle finestre mobili per diverse tipologie di pensione:
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Pensione anticipata ordinaria
Attualmente, la finestra mobile è di 3 mesi nel privato e variabile nel pubblico in base alla gestione di appartenenza. Per gli iscritti ex-INPDAP (CPDEL, CPS, CPI, CPUG) con meno di 15 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e che maturano i requisiti pensionistici dal 1° gennaio 2024 in poi, queste finestre saranno:- 3 mesi per requisiti maturati entro il 31 dicembre 2024.
- 4 mesi per requisiti maturati entro il 31 dicembre 2025.
- 5 mesi per requisiti maturati entro il 31 dicembre 2026.
- 7 mesi per requisiti maturati entro il 31 dicembre 2027.
- 9 mesi per requisiti maturati dal 1° gennaio 2028 in poi.
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Quota 103
Confermata anche per il 2025, permette il pensionamento con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Le finestre mobili rimangono invariate: 7 mesi per i lavoratori dipendenti del settore privato e gli autonomi; 9 mesi per i dipendenti pubblici. -
Opzione Donna
Prevede una finestra mobile di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le autonome. Non sono state annunciate modifiche a tali finestre per il 2025. -
Pensione Precoci (Quota 41)
Finestra mobile di 3 mesi dalla maturazione dei requisiti contributivi. -
Pensione Usuranti e Gravosi
La finestra mobile varia in base alla categoria.
Rivalutazioni pensioni: aumenti 2025 fascia per fascia
Dal 1° gennaio 2025, le pensioni saranno rivalutate sulla base di un tasso di inflazione stimato allo 0,8%. Gli aumenti saranno proporzionali agli importi degli assegni:
Pensione | Rivalutazione | Aumento |
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Fino a 4 volte il minimo Inps (2.394 €) |
100% dello 0,8% | Da 1.000 € a 1.008 € |
Tra 4 e 5 volte il minimo (2.394-2.993 €) |
90% dello 0,8% | Da 2.500 € a 2.519,92 € |
Oltre 5 volte il minimo (>2.993 €) |
75% dello 0,8% | Da 3.200 € a 3.224,71 € |
Questo adeguamento è inferiore rispetto agli anni precedenti a causa di una minore inflazione, ma garantisce comunque un aumento per tutti i pensionati.
=> Rivalutazione Pensioni 2025: di quanto aumentano gli assegni
Pensioni minime 2025: nuovi importi
A partire dal 1° gennaio 2025, le pensioni minime subiranno un incremento, passando da 614,77 euro a 616,67 euro mensili, corrispondente a un aumento dello 0,8%. L’adeguamento dovrebbe sostenere il potere d’acquisto dei pensionati con trattamenti più bassi ma nei fatti si limita a pochi euro anche se la Legge di Bilancio prevede un aumento straordinario del 2,7%.
Pensioni di invalidità 2025: importi e novità
Nel 2025, le pensioni di invalidità civile continuano a essere erogate secondo i requisiti stabiliti per legge, senza modifiche significative rispetto agli anni precedenti.
L’importo mensile base previsto per l’assegno di invalidità civile è soggetto a rivalutazione annuale sulla base del tasso di inflazione stabilito dal Ministero dell’Economia, fissato per quest’anno allo 0,8%. Pertanto, l’assegno per gli invalidi civili totali passa da 313,91 euro nel 2024 a circa 316,42 euro nel 2025. Questo aumento tiene conto dell’adeguamento al costo della vita per garantire una copertura minima dei bisogni essenziali.
Per accedere alla pensione di invalidità civile piena è necessario il riconoscimento di un’invalidità pari al 100%, oltre a rispettare i limiti di reddito annuo, che per il 2025 ammontano a circa 17.920 euro. Gli invalidi parziali con percentuale tra il 74% e il 99% possono invece ottenere un assegno mensile di 313,91 euro, anch’esso rivalutato.
Il governo ha inoltre confermato il diritto all’aumento al milione per gli invalidi civili totali di età pari o superiore ai 67 anni, portando il trattamento complessivo a circa 618 euro mensili, allineato al trattamento minimo pensionistico.
Assegno sociale e trattamento minimo INPS nel 2025
Nel 2025, l’importo dell’assegno sociale e del trattamento minimo INPS è stato aggiornato per riflettere il tasso di rivalutazione stabilito dal Ministero dell’Economia, fissato allo 0,8%. Questo adeguamento mira a tutelare il potere d’acquisto dei pensionati, soprattutto nelle fasce di reddito più basse.
L’assegno sociale, destinato ai cittadini con redditi inferiori alle soglie previste dalla normativa, passa da 503,27 euro al mese del 2024 a circa 507,29 euro mensili nel 2025. Per avere diritto all’assegno sociale è necessario soddisfare i requisiti anagrafici, che restano fissati a 67 anni di età, e di reddito, che non deve superare i 6.595 euro annui per i non coniugati e i 13.190 euro per i coniugati.
Il trattamento minimo INPS, previsto per chi riceve pensioni di importo particolarmente basso, aumenta da 614,77 euro del 2024 a circa 619,68 euro al mese nel 2025, grazie alla perequazione automatica. Tale incremento beneficia principalmente i pensionati che hanno maturato pochi anni di contribuzione, garantendo loro un livello minimo di sostegno economico.
Questi adeguamenti confermano l’impegno dello Stato a sostenere le fasce più vulnerabili della popolazione, assicurando una copertura minima per far fronte ai bisogni essenziali.
Incentivi per chi resta al lavoro
Chi decide di non accedere al pensionamento anticipato tramite Quota 103 e pensione anticipata ordinaria potrà beneficiare del Bonus Maroni, incentivo fiscale che consente di ricevere in busta paga la quota contributiva a carico del dipendente. La misura garantisce un aumento dello stipendio netto fino alla pensione di vecchiaia, grazie alla decontribuzione della quota IVS a carico del dipendente (di norma pari al 9,19%), che invece viene erogata direttamente in busta paga, aumentando così il netto percepito fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia.
In precedenza, il Bonus Maroni era riservato ai lavoratori che avevano raggiunto i requisiti per la “Quota 103” (62 anni di età e 41 anni di contributi). Dal 2025, l’incentivo è esteso anche a coloro che maturano il diritto alla pensione anticipata ordinaria, ossia gli uomini con 42 anni e 10 mesi di contributi e le donne con 41 anni e 10 mesi.
Un’altra novità è la defiscalizzazione del bonus. La somma aggiuntiva che il lavoratore riceve in busta paga, corrispondente alla quota di contributi previdenziali a suo carico (circa il 9,19% della retribuzione lorda), non concorre a formare la base imponibile e, quindi, non è soggetta a tassazione. Significa che l’intero importo viene percepito netto dal lavoratore, aumentando lo stipendio.
Il Bonus Maroni non viene applicato automaticamente: il lavoratore interessato deve presentare richiesta al datore di lavoro per beneficiare dell’incentivo. Questa scelta comporta una riduzione del montante contributivo e, di conseguenza, un possibile decremento dell’importo della futura pensione.