Segnali positivi per l’occupazione in Italia, con una crescita pari a 847mila unità negli ultimi due anni. La platea degli interessati riguarda complessivamente 672mila lavoratori dipendenti (soprattutto a tempo indeterminato) e 175mila autonomi.
Il quadro di analisi riguarda il biennio 2022-2024, preso in esame dal Governo Meloni nel suo bilancio di Governo e su cui è intervenuta l’analisi dell’Ufficio Studi della CGIA.
Nuova occupazione per le fasce deboli della popolazione
Secondo i dati, quasi la metà dei nuovi posti di lavoro negli ultimi due anni ha riguardato lavoratrici donne, tanto che a ottobre 2024 il numero di occupate ha raggiunto la soglia dei 10.253.000 unità, mentre le disoccupate sono diminuite fino a 693mila.
A contribuire notevolmente all’incremento del numero di occupati è stata anche la caregoria degli over 50: degli 847mila nuovi occupati segnalati dall’Esecutivo, 710mila fanno parte della fascia più anziana della popolazione lavorativa.
Dal punto di vista territoriale, invece, grazie anche ai criteri di assegnazione di molti finanziamenti del PNRR (40% al Mezzogiorno) definito sotto il Governo Draghi, a vantare un numero maggiore di nuove assunzioni è stato prevalentemente il Sud, con la Sicilia che vanta la quota più elevata di nuovi posti di lavoro (pari a 133.600), seguita da Lombardia, Campania e Lazio.
Dietro l’aumento degli occupati nel Mezzogiorno si cela il buon andamento delle esportazioni, delle costruzioni e come detto degli investimenti pubblici legati al PNRR.
Stipendi e produttività disallineati
Come sottolinea l’analisi della CGIA, tuttavia, all’aumento dell’occupazione non corrisponde un incremento altrettanto positivo della produttività, almeno per quanto riguarda il ramo dei servizi e il terziario. Anche gli stipendi sono fermi, mediamente al di sotto della media europea. Secondo l’Associazione:
gli stipendi degli italiani, che mediamente sono al di sotto della media europea, non crescono adeguatamente e questo rimane un problema che va “aggredito” rinnovando i contratti nazionali alla scadenza e continuando a tagliare strutturalmente il carico fiscale che grava sugli stessi.
Inoltre, preoccupano le tensioni industriali in atto e l’aumento della cassa integrazione. Occhi puntati sui prossimi obiettivi PNRR da centrare nel 2026, dunque, per contribuire a svecchiare il Paese ed evitare
una nuova crisi economica.