Chiedere la pensione anticipata scegliendo la formula flessibile Quota 103 non è conveniente e non sembra attirare l’attenzione di un’ampia platea di futuri pensionati.
Come ha confermato il presidente INPS, Gabriele Fava, in audizione sulla Manovra 2025 di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, solo state appena 1.600 le domande inviate quest’anno per accedere alla pensione a 62 anni di età con 41 anni di contributi.
Una cifra esigua che si motiva con la scarsa convenienza del ricalcolo contributivo imposto all’assegno pensionistico ed alla soglia massima imposta al rateo mensile fino al raggiungimento dei 67 anni.
Secondo il presidente INPS, anticipare il pensionamento con questo strumento non risulta conveniente per i lavoratori che hanno già una rilevante quota di pensione maturata in base al sistema contributivo, soprattutto per l’effetto dei coefficienti di trasformazione in rendita del montante.
A scoraggiare gli aspiranti pensionandi, come dicevamo, è anche il limite all’importo del trattamento pensionistico fino al raggiungimento dell’età di accesso all’assegno di vecchiaia: massimo 4 volte il minimo INPS.
Maggiori chances di successo sembra avere il Bonus Maroni rifinanziato dalla Manovra, che punta a disincentivare la pensione anticipata permettendo al lavoratore che ha maturato il diritto alla pensione anticipata di richiedere l’incentivo alternativo, ossia il versamento della propria parte di contributi direttamente in busta paga se sceglie di rimanere al lavoro.
Secondo l’analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) pubblicata in vista della Manovra, tuttavia, i vantaggi generati dal Bonus Maroni si percepiscono solo nel breve periodo, considerando che con il tempo il valore della pensione è comunque destinato a calare.
L’effettivo vantaggio del trasferimento dei contributi pensionistici in busta paga assume connotazioni differenti a seconda che l’orizzonte temporale di valutazione sia il breve oppure il medio-lungo periodo.
Se nel primo caso si ha un aumento immediato del reddito disponibile, nel secondo caso la rinuncia dell’accredito contributivo non risulta conveniente.
La spiegazione di questo apparente paradosso risiede nel fatto che ai minori contributi pensionistici versati corrispondono minori assegni pensionistici in futuro.
In ultima analisi, se la Quota 103 non conviene nè nel breve periodo nè a lungo andare, il Bonus Maroni risulta più conveniente al momento della prima fruizione ma richia di rivelarsi nel tempo solo uno specchietto per le allodole.