Con l’avvio dell’iter parlamentare per l’approvazione della Legge di Bilancio 2025, emergono novità anche sul fronte previdenziale. Il testo presentato alla Camera dei Deputati è oggetto di numerosi emendamenti, tra cui una proposta che potrebbe ampliare la platea di lavoratori idonei alla pensione anticipata contributiva.
Si tratta dell’estensione della rendita dei fondi pensione per raggiungere l’importo soglia minimo richiesto per andare in pensione con il sistema contributivo. Al momento, invece, questa opzione è prevista in Manovra 2025 per maturare la pensione di vecchiaia.
L’estensione del ricorso alla previdenza integrativa anche per questa tipologia di pensione potrebbe offrire maggiore flessibilità e un’uscita dal mondo del lavoro più agevole per molti lavoratori.
Come funziona oggi la pensione anticipata contributiva
La pensione anticipata contributiva rientra tra le misure strutturali del sistema pensionistico italiano, rappresentando un’opzione di uscita anticipata rispetto alla pensione di vecchiaia. Tuttavia, i requisiti per accedere a questa misura restano piuttosto stringenti. Nel 2025, per richiedere la pensione anticipata contributiva sarà necessario soddisfare le seguenti condizioni:
- avere almeno 64 anni di età;
- aver maturato 20 anni di contributi;
- non avere versamenti contributivi prima del 31 dicembre 1995.
Un altro requisito cruciale riguarda l’importo minimo della pensione, che non deve essere inferiore a 3 volte l’assegno sociale per i lavoratori uomini e per le donne senza figli. Per le lavoratrici madri, invece, la soglia viene ridotta a 2,8 volte l’assegno sociale per chi ha avuto un figlio e a 2,6 volte per chi ha avuto due o più figli.
Pensione di vecchiaia per i contributivi puri
Anche per i lavoratori definiti “contributivi puri”, ovvero coloro che non hanno versamenti contributivi precedenti al 1996, il raggiungimento della pensione di vecchiaia a 67 anni è vincolato a un importo minimo pari almeno all’assegno sociale. A differenza della pensione anticipata contributiva, in questo caso la soglia è meno rigida, ma l’accesso alla pensione resta subordinato al raggiungimento di un livello minimo di reddito pensionistico.
Una delle novità introdotte dal governo in questo, esclusivamente per i dipendenti pubblici, è in questo senso la possibilità di includere nel calcolo del trattamento pensionistico anche la rendita derivante dalla previdenza integrativa, offrendo una maggiore flessibilità nell’accesso alla pensione. Questo meccanismo consente di colmare eventuali carenze nei contributi obbligatori, utilizzando i fondi pensione complementari per raggiungere l’importo minimo previsto dalla legge.
Previdenza integrativa per la pensione contributiva?
Gli emendamenti in discussione potrebbero estendere l’utilizzo della previdenza integrativa anche alle pensioni anticipate contributive, superando l’ostacolo dell’importo minimo di 3 volte l’assegno sociale.
Questa misura, se approvata, agevolerebbe l’accesso alla pensione anticipata per molti lavoratori che, pur avendo i requisiti anagrafici e contributivi, non riescono a raggiungere il livello minimo di reddito pensionistico richiesto.
L’estensione della previdenza integrativa, già prevista per le pensioni di vecchiaia, rappresenterebbe un passo importante per rendere più accessibile la pensione anticipata contributiva, semplificando l’uscita anticipata dal mondo del lavoro per chi ha maturato almeno 20 anni di contributi.