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Manovra 2025: immigrati senza più detrazioni per figli in patria

di Teresa Barone

29 Ottobre 2024 11:21

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Manovra 2025: il Governo taglia le detrazioni agli stranieri con familiari a carico che risiedono all’estero e aumenta il contributo per la residenza.

A partire dal 2025, gli immigrati attivi in Italia per motivi di lavoro subirano lo stop alle agevolazioni fiscali per figli a carico che risiedono nel paese di origine: lo prevede la nuova Manovra economica predisposta dal Governo Meloni, che contiene misure specifiche dedicate ai lavoratori extracomunitari.

Vediamole tutte.

Stop alle detrazioni per figli a carico fuori Italia

Per i lavoratori stranieri extra-UE che trasferiscono la residenza in Italia ma che hanno i figli a carico nel Paese d’origine, infatti, non è più previsto la detrazione IRPEF per i familiari a carico se risiedono all’estero, essendo privi di cittadinanza italiana o cittadinanza UE o non residenti in uno dei 30 Stati aderenti all’accordo sullo spazio economico europeo.

L’Articolo 2 del dissegno di Legge di Bilancio 2025, in un comma relativo al riordino delle detrazioni fiscali, prevede infatti che:

Le detrazioni di cui al comma 1 (per figli a carico, ndr) non spettano ai contribuenti che non sono cittadini italiani o di uno Stato membro dell’Unione europea o di uno Stato aderente all’accordo sullo Spazio economico europeo in relazione ai familiari residenti all’estero.

Residenza immigrati: richiesti 600 euro di contributo

La Manovra contiene anche una norma ad hoc che riguarda gli immigrati coinvolti in qualche controversia giudiziaria in materia di accertamento della cittadinanza italiana: viene introdotta una sorta di tassa da 600 euro a titolo di contributo unificato, importo che si aggiunge al contributo da 250 euro e ai 16 euro di marca da bollo da versare nel momento in cui si presenta la domanda.

L’Articolo 106 della Legge di Bilancio, infatti, stabilisce che:

Per le controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana il contributo dovuto è pari a 600 euro. Il contributo è dovuto per ciascuna parte ricorrente, anche se la domanda è proposta congiuntamente nel medesimo giudizio.

Si tratta di un contributo già in vigore, che però dal prossimo anno diventa molto più ingente.